XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (2Tm 3.14 – 4.2)
Figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento.
“Rimani saldo” – La Costanza – Poniamo davanti ai nostri occhi: 1) Un’affermazione/immagine e 2) un principio.
1) Dicevano i latini: “gutta cavat lapidem”, cioè una goccia d’acqua che ripetutamente cade su un sasso, per quanto questo possa essere duro, alla fine lo scava, entra in profondità. Il male è quando si comincia un’attività e ci si disperde in altre, poi si riprende il lavoro in modo non continuativo. Bisogna, come dice l’esortazione di Paolo, rimanere saldi, fermi nel proposito.
2) Sia Aristotele, sia S. Tommaso dicevano che una ripetizione di atti buoni formano la virtù, come pure una ripetizione di azioni negative forma il vizio. Credo che ci ricordiamo tutti cosa dice Aristotele: “una rondine non fa primavera; così una sola azione buona non fa l’uomo virtuoso”. La ripetizione di azioni buone forma una seconda natura. Tra parentesi: la psicologia moderna conferma queste affermazioni. Il carattere, qualsiasi possa essere il nostro orientamento naturale, si rafforza in questo modo fino a far identificare la persona. Per esempio, lo psicologo Adler afferma che la costanza di azioni -negative o positive- costruiscono lo stile di vita della persona.
Domanda: qual è il tuo stile di vita? Come appare la tua persona quando si presenta agli altri? In questa formazione del tuo stile di vita quanto conta Gesù?
“[…] conosci coloro da cui lo hai appreso” – Come sappiamo lo ha “appreso” (In greco emathes: imparo, apprendo, conosco) dalla nonna Loide, dalla mamma Eunice e da Paolo stesso. C’è un passaggio della “conoscenza” di Dio che viene trasmesso da generazione a generazione: si accoglie nella mente perché possa penetrare nel cuore, vissuto sulla vita.
“Conosci le Sacre Scritture” – si, è vero, la fede è un dono dato rispettivamente dalla nonna e dalla mamma -e non è poco- ma il contenuto qual è? La Scrittura, cioè parole e gesti di Dio che ci portano la salvezza, più precisamente tramite la fede in Gesù. Lui è il nocciolo di questa “tradizione”. Vorrei fare anche qui una riflessione: la fede si trasmette di padre in figlio, i genitori sono una precondizione favorevole per accogliere la Parola di Dio. Ma è questa che ha tutto il suo valore, cioè la sua rivelazione interna, la sua futura efficacia possibile. La Scrittura ispirata da Dio (in greco “soffiata dentro da Dio”, N.B: il termine si trova anche negli oracoli Sibillini e degli autori greci Filone e Giuseppe Flavio e anche gli scritti di Qumran che parlano di intervento divino nelle scritture; ma è presente anche in 1Pt 1.20-21 “non da volontà umana fu creata mai una profezia, ma mossi dallo Spirito Santo parlavano quegli uomini da parte di Dio”.)
Cosa fa la scrittura? A cosa serve? A insegnare, convincere, correggere, educare nella giustizia.
“Insegnare”: noi abbiamo tanti maestri, ma unico è il nostro Maestro, il Signore Gesù.
“Convincere”: è più forte di insegnare, sia perché si esige un approfondimento, sia perché la convinzione viene in seguito ad un confronto con altre verità.
“Correggere”: è da notare che ogni personale idea, se non è esatta, non si cambia in base a confronti filosofici o scientifici umani, ma in riferimento alla Scrittura, che è Il riferimento perché la Scrittura è Dio stesso.
“Educare nella giustizia”: vuol dire che la persona deve essere formata («paideia» dice il testo, cioè istruzione, conoscenza, educazione e -che è la più attinente- formazione) sul dare a Dio e al prossimo ciò che loro compete.
“Ti scongiuro” 1) annuncia la Parola 2) insisti al momento opportuno e non opportuno 3) ammonisci 4) rimprovera 5) esorta con ogni magnanimità e dottrina.
Ti scongiuro (in greco diamartiromai: vorrebbe dire “faccio testimonianza” e poi “scongiuro”)
1) Annuncia la Parola: è il primo impegno di ogni battezzato, tanto più di un sacerdote, la parola di Dio non può restare incatenata per inerzia del predicatore.
2) Insisti al momento opportuno e meno opportuno: S. Agostino, difronte a un peccatore incallito, che non vuole ricevere l’annuncio del Vangelo, dice (“a senso”): “tu non vuoi? Ma io ti annuncio ugualmente la Parola di Dio. Perché tu mi premi e il mio amore supera perfino la tua testardaggine”
3) Ammonisci: porta le prove contro, dimostra erroneo.
4) Rimprovera: scongiura, supplica, metti tutto il tuo impegno.
5) Esorta: biasima sgrida: però fallo con magnanimità (in greco macrothimia: è la famosa grandezza d’animo che esige pazienza e sopportazione.
Vi chiedo scusa se ho abbondato nei riferimenti greci. L’ho fatto per condividere il pressante impegno di S. Paolo -o chi per lui- verso Timoteo. L’annuncio del Vangelo non è un “optional” ma un compito, un impegno, un’esigenza, un dovere (lo ricordate: vaeh mihi nisi evangelizavero! Guai a me se non avrò evangelizzato) più che un vanto, appunto è un dovere (1Cor 9,16).
S. Paolo aveva un fuoco dentro di sé che non poteva non spingerlo al difuori di sé.
Questo insegna a Timoteo.
E noi? A volte, già da giovani sembriamo vecchi, stanchi davvero generazione di “sdraiati”. I romani, quelli di oggi, dicono “ma chi te lo fa fare?” non è lo spirito e/o lo stile di un cristiano il quale ha a cuore l’altro nelle sue infinite necessità. “I care” diceva don Milani ai suoi studenti. “A me sta a cuore” dovremmo ripetere noi.
Vorrei finire con una frase latina che a me nella vita ha insegnato tanto: homo sum et nihil humani a me alienum puto (Teresio). Io sono uomo (mettete: “cristiano”) e niente di ciò che riguarda l’uomo mi è estraneo!