Spunti di meditazione a cura di Padre Livio
Mt 25,1-12
Leggendo il brano del Vangelo di questa domenica mi sembra di tornare in Bangladesh, per celebrare i matrimoni ci sono sempre dei problemi da risolvere fino all’ultimo minuto, non si sa mai quando inizierà la celebrazione.
Pure in questo brano siamo in Asia, i momenti importanti della vita sono segnati da difficoltà.
Sono i problemi della prima comunità cristiana e come si pronuncia Gesù a riguardo di essi.
I Vangeli delle ultime domeniche possono darci una chiave di lettura per comprendere questo brano. Gesù si scatena perché si rende conto che i suoi stanno andando a picco nell’impegno e nell’attenzione, dietro ai farisei che gli pongono domande possiamo vedere ciascuno di noi. Siamo doppi, inquinati, storti, Gesù comprende che se falliscono i suoi fallisce pure lui la sua missione. Perciò tira fuori ciò che è più importante del suo insegnamento: il tempo.
Pensiamo al tempo che abbiamo a disposizione, all’oggi, pensiamo che sia sempre qualcosa più in là e perciò dormiamo. Gesù ci invita invece a vegliare. Invita ciascuno di noi nella notte del mondo, al suo passaggio di essere attenti, vegliando con gli occhi aperti in attesa del suo arrivo.
Delle dieci vergini cinque sono sagge e 5 stolte, ma noi siamo queste vergini, la storia della loro vita è al 50%. Così anche noi facciamo bene sempre a metà, c’è sempre in noi un 50% che dev’essere convertito. L’attenzione verso la fine dev’essere rivolta al Signore che sta venendo, ma noi non sappiamo quando sarà. È un ritardo terapeutico, il ritardo di cui abbiamo bisogno, è una grazia perché ciò che non abbiamo fatto oggi possiamo avere il tempo di recuperarlo domani. Gesù invita a maturare, aumentare il desiderio, fa crescere la nostra vocazione, la nostra vita. La festa di nozze richiama perciò l’incontro con Cristo, l’incontro di Cristo con la nostra umanità.
Possiamo chiederci: che cosa ci stiamo a fare nel mondo? Che cosa ci sto a fare in questa vita? L’invito è di vivere l’intensità della vita già oggi, nel presente, senza aspettare il momento in cui saremo preti, ma oggi. L’immagine del matrimonio proposta in questi versetti è bellissima, siamo chiamati ad entrare in questa intimità e amore con il Signore coscienti che la nostra realtà è che a volte facciamo bene altre male. Lavoriamo ora, ogni giorno per arrivare all’incontro con lui unificati nella nostra persona, purificati. Nel nostro cuore non dev’esserci spazio per nessun altro eccetto che lui.
Ognuno di noi è una lampada, ma senza l’olio che è lo Spirito e la Parola ci spegniamo.
Il Salmo 119 dice: “Lampada ai miei passi è la tua Parola, luce per il mio cammino…” Se non siamo abitati dalla Parola entriamo nelle tenebre e oscurità, ci perdiamo.
Tutta la nostra vita è un’uscita. La nascita è un’uscita, ma poi c’è la vita intera che è un’uscita continua per andare incontro a colui che ci viene incontro. Cristo è sceso si è fatto uomo per incontrarci.
Le vergini, continua il racconto, escono per incontrare lo sposo, ed è proprio questa la risultante della nostra vita, l’incontro con questo sposo. Lui è sempre fedele a questo incontro, non manca mai, ce lo ricordano il Cantico dei Cantici e la lettera agli Efesini. Le stolte sono il paradigma del nostro viaggio.
Ef: “Svegliati o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà”.
Noi siamo le sorelle minori di queste vergini, ci lasciamo prendere dal sonno, ancora un po’.., tra poco, più tardi ci penso. La nostra vita diventa simile a quella notte, di morte e lontananza. “Sto bene così Signore, lasciamo stare”. In questo stato si dimenticano le cose più importanti della vita. Il ritardo è un passaggio terapeutico affinché l’uomo possa recuperare e convertirsi.
A mezzanotte si sente un grido: “Ecco lo sposo…” Le vergini si svegliano tutte, aguzzano gli occhi. Durante la notte avvengono le cose più belle nella Bibbia: la creazione, la Pasqua, il passaggio del Mar Rosso, la risurrezione. L’invito ancora una volta è quello di vegliare, tenere gli occhi aperti perché anche il giorno non diventi una notte. Il vangelo ci invita a fare questa fatica, a stare svegli e pronti. Le vergini si alzano e preparano le lampade, le stolte non hanno più olio e lo chiedono alle sagge, sono abituate a risolvere i problemi a modo loro, all’ultimo momento, ma le sagge si rifiutano di dare il loro, non perché sono avare, ma perché l’amore non può essere delegato; l’amore non può essere venduto.
Queste donne sono dissolute, non hanno più rapporto con lo sposo perché devono andare a cercare l’olio e proprio quando lo sposo sta passando loro non sono pronte, entrato lo sposo però la porta si chiude alle sue spalle. Questa porta rende un’immagine molto forte, è il momento della fine in cui vedremo se saremo con lo sposo, affianco a Lui o lontano da lui. Quella porta non verrà più riaperta. In questo Vangelo troviamo allora la parabola della nostra vita.
In Bangladesh se fosse successo qualcosa di simile avrebbero fatto irruzione, forzato la porta a tutti i costi per entrare, probabilmente anch’io. Ma Gesù risponderà non vi conosco.
Allo stesso tempo la conclusione ci da anche un po di speranza, il Vangelo non termina così, ma con l’invito a Vegliare perché non sappiamo né il giorno, né l’ora. Gesù da ancora a tutti un’altra possibilità, quella di prepararci ed essere pronti alla sua venuta definitiva. Abbiamo questa speranza, ma sarebbe bello entraci nel momento giusto con la nostra lampada accesa. Questo desiderio diventi operativo nella nostra vita.
Paolo Larin