Solennità di Cristo Re
XXXIV Domenica del Tempo Ordinario|B|
Dal Vangelo secondo Giovanni
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Nel Vangelo di oggi Gesù afferma esplicitamente: «Il mio regno non è di questo mondo». I vari Pilati non devono preoccuparsi perché Gesù non si sostituirà ai potenti di questa terra, non li minaccerà proprio perché il suo Regno è di diversa provenienza ed ha scopi diversi: una missione solo politica della sua vita sarebbe estremamente riduttiva: da questo punto di vista i romani possono fare sogni tranquilli. Piuttosto se di una signoria si dovesse parlare sarebbe proprio quella di togliere all’uomo una schiavitù che nessun re umano può togliere: quella del male, del peccato, dell’essere irretito in modo tale da avere uno spazio molto limitato di libertà, perché pesantemente condizionato. La sua regalità così intesa viene derisa ed umiliata, perché non si fa servire, ma va a servire là dove l’uomo ha perso perfino la sua identità e dignità di persona e Lui in ogni modo vuole recuperarla. Lo spiega molto bene il Beato Angelico in uno degli affreschi che sono presenti in una delle stanze del convento di San Marco a Firenze.
Gesù sta in trono. Sulla mano sinistra regge un globo sbiadito: senza terre, né mari, né fiumi, né popoli. Sulla mano destra il suo scettro è una canna di bambù; attorno a lui delle mani sospese per aria, stilizzate, che percuotono e una canna, anch’essa retta da una mano anonima, che percuote la sua testa coperta di spine: questa è la sua corona di gloria. Lo stesso sedile ricorda un trono, ma non lo è. Ha sugli occhi una benda perché non è ogni singola colpa che vede, ma ognuno di noi si esprime in quella mano anonima quando pecca. E anche il personaggio di sinistra, che gli sputa addosso e che irreverentemente si toglie il cappello per un finto ossequio alla Sua Persona e per deriderlo, è ognuno di noi che si accanisce contro di Lui. Ma Lui non ha perso la sua ieratica dignità. Non sono gli omaggi esterni o gli onori o gli apparati regali a renderlo dignitoso, ma è Lui stesso in sé che lo è. Lo fanno notare anche i colori: tenui e spenti tranne il suo che è pieno di splendore: ed è la sua serenità e calma imperturbabile che lo fanno apparire davvero un re nella sua maestà.
Il regno di Gesù è dentro il cuore dell’uomo, non nei domini delle cose e delle persone.
Così è anche bene chiarificarlo esplicitamente che il Regno di Gesù è servizio e non dominio. E così devono fare i cristiani «i re delle nazioni le governano e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così: ma chi è più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come chi serve… sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,25-27).
Cosa ci dice il Prefazio che qui presenta quali sono le caratteristiche della sua regalità…
«Egli sacrificando sé stesso, immacolata vittima, sull’altare della croce operò il mistero dell’umana redenzione, assoggettate a sé tutte le creature offrì alla Tua Maestà Infinita il Regno eterno e universale: regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, segno di giustizia, di amore e di pace».
Il primo pensiero è che Gesù ha assoggettato a sé tutte le cose diventando vittima per tutti i nostri peccati. C’è stato un doloroso riscatto per mezzo del Suo Sangue come atto di Amore per noi. E se lui è arrivato a tanto, io corrispondo al Suo Amore per me?
– il Suo Regno è eterno e universale. Tutti i vari poteri della terra, gli stessi dominatori che sembravano eterni, intramontabili che fine hanno fatto? Ogni impero si è sgretolato in pochi decenni, al massimo in poche centinaia di anni e ora non resta più nulla. E poi seppure uno domina in un angolo della terra – sempre effimero come dicevamo – ci sono regni a fianco a lui dove non è nemmeno conosciuto il Suo Nome.
– il Suo Regno è di verità: non nasconde niente a nessuno. Quando Egli verrà di nuovo ogni cosa si rivelerà palese, così com’è. Ogni re dovrà fare quanto meno dei compromessi con la propria coscienza per andare a regnare. E forse arriverà a mettere a morte i propri avversari se non si assoggettano a Lui. Gesù non è re di morte ma di vita. Desidera che ogni uomo viva nella grazia per accettare la figliolanza di Dio. «Io non voglio che il peccatore muoia, ma che si converta e viva» (Ez 18,23). Il Signore è il Dio dei vivi, non Dio dei morti.
– Regno di santità
Gesù è il Santo di Dio (Lc 4,34) «abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6,69). E questa santità di Gesù si espande per così dire, a tutti i cristiani che abitualmente da San Paolo vengono chiamati i “santi”. Perché ogni battezzato, innestato in Gesù vive la sua stessa vita ed ha le sue stesse sorti, come le membra di un corpo.
– Regno di grazia
Vari sono i significati “di grazia” nel mondo evangelico e biblico.
È la benevolenza di Dio, la sua clemenza, il suo favore, la gratitudine che dobbiamo avere verso di Lui e Lui a sua volta avrà verso di noi Misericordia, Pietà e Compassione, quasi empatia, perché si mette nei nostri panni per capirci. Gesù aveva detto alla samaritana: «se tu conoscessi il dono di Dio!» La grazia è proprio il dono di Dio, la sua presenza in noi.
– Regno di giustizia
Non è solo dare a ciascun il suo con equità, ma giustificare anche più del dovuto. È anche onestà di cuore e rettitudine. La prima giustizia si deve operare verso il Signore, che merita da parte nostra la Fede, il ringraziamento, la gratitudine; ma anche verso il prossimo a cui dobbiamo dare ciò che gli è dovuto.
– Regno di Amore
Se Dio fosse solo giusto, non sarebbe Dio, ma un uomo. Egli ci ama proprio perché ha dato Suo Figlio a morire per i nostri peccati, quando non meritavamo affatto un atto di attenzione. L’ha detto e l’ha fatto Gesù: «non c’è amore più grande di questo: dare la propria vita per la persona che si ama». L’amore non è il timore che esige castigo. Dio non parla in termini di punizione, ma di perdono.
– Regno di pace
La pace tra i re della terra è non belligeranza, assenza di guerra. Non è così per il regno di Gesù. La pace inizia nell’intimo della propria coscienza, quando c’è armonia tra i principi e i comportamenti, poi si espande con quelli della propria famiglia e si allarga verso la società fino a raggiungere il cuore dei nemici e si ramifica verso la società fino a raggiungere il cuore dei nemici. Ogni uomo, che compie la volontà di Dio, è figlio del Regno di Dio, senza preferenza di persona purché ami il Signore e faccia la sua volontà.