IV Domenica di Quaresima – Anno A
Meditazione sulle letture della Domenica a cura di Don Franco Proietto, padre spirituale
ASCOLTIAMO LA PAROLA
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 9,1-41)
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita 2 e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?”. 3 Rispose Gesù:
“Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4 Bisogna
che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando
nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”. 6 Detto questo, sputò per
terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7 e gli disse: “Va’ a lavarti
nella piscina di Sìloe”, che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: “Non è
lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?”. 9Alcuni dicevano: “È lui”; altri dicevano:
“No, ma è uno che gli assomiglia”. Ed egli diceva: “Sono io!”. 10 Allora gli domandarono: “In che
modo ti sono stati aperti gli occhi?”. 11 Egli rispose: “L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del
fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono
lavato e ho acquistato la vista”. 12 Gli dissero: “Dov’è costui?”. Rispose: “Non lo so”.
13 Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14 era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva
fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15 Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come
aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: “Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato
e ci vedo”. 16 Allora alcuni dei farisei dicevano: “Quest’uomo non viene da Dio, perché non
osserva il sabato”. Altri invece dicevano: “Come può un peccatore compiere segni di questo
genere?”. E c’era dissenso tra loro. 17 Allora dissero di nuovo al cieco: “Tu, che cosa dici di lui,
dal momento che ti ha aperto gli occhi?”. Egli rispose: “È un profeta!”.
18 Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché
non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19 E li interrogarono: “È questo il
vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?”. 20 I genitori di lui risposero:
“Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21 ma come ora ci veda non lo sappiamo,
e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di
sé”. 22 Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano
già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla
sinagoga. 23 Per questo i suoi genitori dissero: “Ha l’età: chiedetelo a lui!”.
24 Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: “Da’ gloria a Dio! Noi
sappiamo che quest’uomo è un peccatore”. 25 Quello rispose: “Se sia un peccatore, non lo so. Una
cosa io so: ero cieco e ora ci vedo”. 26 Allora gli dissero: “Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto
gli occhi?”. 27 Rispose loro: “Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo?
Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?”. 28 Lo insultarono e dissero: “Suo discepolo sei
tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29 Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non
sappiamo di dove sia”. 30 Rispose loro quell’uomo: “Proprio questo stupisce: che voi non sapete
di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31 Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che,
se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32 Da che mondo è mondo, non si è mai sentito
dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33 Se costui non venisse da Dio, non avrebbe
potuto far nulla”. 34 Gli replicarono: “Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?”. E lo cacciarono
fuori. 35 Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: “Tu, credi nel Figlio
dell’uomo?”. 36 Egli rispose: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”. 37 Gli disse Gesù: “Lo hai
visto: è colui che parla con te”. 38 Ed egli disse: “Credo, Signore!”. E si prostrò dinanzi a lui.
39 Gesù allora disse: “È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che
non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi”. 40 Alcuni dei farisei che erano con lui
udirono queste parole e gli dissero: “Siamo ciechi anche noi?”. 41 Gesù rispose loro: “Se foste
ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane”.
Dio guarda il cuore
Prima di parlare di questo bellissimo episodio del cieco che acquista la vista, penso che siate
d’accordo di riflettere sulla frase presa dal racconto della scelta di Davide da parte del Signore:
«L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore».
Il giudizio positivo o negativo sull’uomo è sempre riduttivo, parziale, per lo più basato
sull’apparenza appunto perché non possiamo conoscere l’uomo non potendone valutare le
intenzioni, le disposizioni interiori; e poi il nostro metro di misura non è quello di Dio, che è
benevolo e misericordioso, ma quello dell’uomo che è spesso cieco a giudicare perché pieno di
pregiudizi e a volte di odio e di risentimento. E siccome noi crediamo che noi stessi non abbiamo
pregiudizi, questo è il più grave dei pregiudizi; per questo non siamo giustificabili.
La scelta di Davide, come la scelta di qualsiasi chiamata (i profeti, Maria, te stesso) da parte di
Dio è insondabile e ripiena di mistero, che solo alla luce di Dio può essere svelato.
Da parte nostra ci deve essere la disponibilità a rispondere alla chiamata.
Un segno tra tante voci
Diceva Shakespeare “Tutto il mondo è un palcoscenico e gli uomini e le donne sono
soltanto attori. Hanno le loro uscite e le loro entrate e nella vita ognuno recita molte parti”.
(Shakespeare, Come vi piace).
Mi sono ricordato di questa frase rileggendo il Vangelo di oggi. C’è Gesù che guarisce un
cieco, che ha una sola colpa: quella di essere guarito. E attorno a lui girano tanti “attori”:
i farisei, i genitori, la folla.
1. I primi, i farisei, vogliono perfino negare l’evidenza della guarigione (il pregiudizio:
«Costui non rispetta il sabato»). E si aggrappano a sottigliezze, a cavilli, ad interrogatori
ridicoli e capziosi, quasi per indurre il cieco guarito ad essere intrappolato per rinnegare
la verità del fatto. Ma questo, con un atteggiamento che sembra quasi umoristico,
certamente con semplicità, non può fare altro che testimoniare ciò che gli è accaduto:
«Una cosa (sola) io so: ero cieco e ora ci vedo». E spiega dettagliatamente come è
avvenuto il fatto. Quell’elementare principio filosofico che dice “Contra factum, non valet argomentum”, è
insignificante per l’intelligenza dei farisei, perché sono in malafede e tutti gli espedienti
che usano per far cadere nel tranello il cieco guarito sono cattivi, ridicoli, risibili. Si
percepisce che stanno difendendo una causa indifendibile, perché priva di buon senso
umano e non amano davvero l’uomo (nel caso specifico, il cieco guarito).
2. I genitori non sono da meno: paurosi e vigliacchi, si lavano le mani: eppure il fatto
riguarda il loro figlio! A dire il vero, non negano la verità del fatto:
1. «Sappiamo che è nostro figlio…»;
2. «…e che è nato cieco»;
Ma poi, quando devono compromettersi,si divincolano dalla presa: «Ma come ora ci
vede non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo
a lui; ha l’età, parlerà lui di sé». Difatti, riconoscendo il miracolo e per di più che sia
stato operato da Gesù, sarebbe stata evidente l’affermazione che lui era Cristo: ma
questo comportava il fatto di essere espulsi dalla sinagoga; e di questo loro avevano
paura.
3. Il popolo, come si sa, segue i più; la folla prende un’identità anonima mettendosi dalla
parte della pubblica opinione indifferenziata. La gente cavalca sempre il carro del
vincitore, non si compromette, è anzi indifferente. Osserva curiosa con opinioni differenti,
ma mai compromettenti: «dicevano: “Non è lui quello che stava seduto a chiedere
l’elemosina?”.Alcuni dicevano: “È lui”; altri dicevano: “No, ma è uno che gli
assomiglia”». Al massimo la curiosità li porta a conoscere come è avvenuto il prodigio, ma non di più.
È invece lui, il cieco guarito, che si compromette: «Ed egli diceva: “Sono io!”».
E anche di fronte ai farisei, cioè all’autorità costituita, dopo ripetute domande, con sincerità
spiega per filo e per segno la modalità della guarigione: «”Mi ha messo del fango sugli
occhi, mi sono lavato e ci vedo”». E di fronte alle domande di giudizio riguardo a Gesù,
dice decisamente: «”È un profeta!”». E questa forte testimonianza non è da poco, perché lui sa che rischia grosso proferendo quell’espressione.
Gesù, luce del mondo
In questo scenario, emerge la figura di Gesù: «”Io sono venuto in questo mondo perché coloro
che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi”». E non ha paura, dopo aver dato
la vista al cieco, cioè ad un uomo a cui manca qualcosa di essenziale per dirsi persona sana, di
apostrofare i farisei con durezza: «”Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite:
“Noi vediamo”, il vostro peccato rimane”». E aveva chiaramente detto che se uno nasce cieco, non è colpa né sua né dei suoi genitori, ma è perché si manifestino, nel cieco stesso, le opere di Dio. Sappiamo che ancora vigeva tra tanti l’idea di una giustizia retributiva, cioè ad ogni comportamento buono o cattivo, si trova una causa meritoria o colpevole. Ma per Gesù non è così, perché Dio, al di là, oltre la giustizia, ha un altro metro di valutazione: la misericordia e il perdono. E proprio nei riguardi del cieco afferma una realtà che è la sua identità personale, valida in ogni tempo e per tutti: «Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Sì, è così! Quando vediamo attorno a noi guerre, terremoti, malattie, e soprattutto odi, cattiverie,
violenze e vendette, sembra che il mondo sia immerso per sempre nelle tenebre e nel buio
profondo, si perde la speranza, non si vedono filtri di luce tra le oscurità dell’esistenza; e ci
scoraggiamo pure.
Non è la cecità degli occhi che ci impedisce di vedere le cose, ma quella del cuore, la mancanza
di fede, di luminosità interiore, di trasparenza, la stessa persona di Gesù. Può accadere qualsiasi male e cattiveria in mezzo all’umanità, possiamo brancolare nel buio più profondo, ma sappiamo che una luce, che è punto di riferimento, c’è, e ci illumina i passi incerti e il cammino diventa sicuro. Gesù è questa luce: «Fos eimi tou cosmou», cioè «Sono la luce del mondo». E tale realtà si espande anche nella nostra vita, tanto quanto facciamo di essa una presenza di Gesù.
La luce del cuore
È chiarissimo san paolo nella seconda lettura: «Un tempo eravate tenebra. Ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli della luce» (Ef 5,8).
L’episodio del cieco guarito ci illumina su tante verità:
– la vita degli occhi dl corpo è preziosa, ma spesso siamo miopi o ciechi riguardo alla vita del cuore;
– purtroppo anche noi, a volte, nella lotta tra tenebre e luce, scegliamo le prime e camminando nella densità del buio, non siamo nemmeno illuminati a riconoscere i nostri mali, i nostri errori, i nostri peccati.
Il sacerdote-poeta Turoldo dice in una preghiera: “Signore, ti chiediamo la luce del cuore per non negare mai almeno l’evidenza delle cose: pur esperti che tu sei un Dio che si vela anche quando ti riveli”.
La guarigione del cieco nato avviene nella piscina di Siloe. là il Signore invia il cieco per lavarsi e togliersi dagli occhi le squame della cecità, per vedere la realtà di ogni esistenza visibile.
C’è una stretta connessione tra la fine della cecità e l’acquisto della vista, così come c’è stretto rapporto tra la sporcizia del peccato e la purificazione data dalla grazia.
La guarigione di quell’uomo non riguarda soltanto la sua vista, miracolo già di per sé immenso, ma la sua conversione a Cristo, con l’illuminazione del suo spirito.
Di fatti, tutta la scena si conclude con una dichiarazione di fede – che potrebbe essere fatta da tutti noi, perché illuminati dalla luce di Gesù: « “Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”».
E dopo che era stato cacciato dalla sinagoga e incontra Gesù, nasce un breve dialogo tra loro due: «“Tu, credi nel Figlio dell’uomo?”. Egli rispose: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”. Gli disse Gesù: “Lo hai visto: è colui che parla con te”. Ed egli disse: “Credo, Signore!”. E si prostrò dinanzi a lui».
Per quanto riguarda noi, sarebbe bene ricordare e vivere la luce del nostro battesimo.
Quella candela che è stata accesa dal cero grande, a sua volta acceso dal fuoco della Pasqua, si espande e vive nel battezzato. Illuminiamo di questa luce ogni persona che incontriamo.
Comportiamoci da figli della luce con le opere che siano degne di un cristiano.
Il mondo, la gente, ha bisogno di essere illuminata perché spesso le tenebre più dense non permettono di guardare l’uomo accanto a noi, perché l’egoismo ottenebra la nostra vista.
Non possiamo dimenticare quel che ci ha detto Gesù: «Voi siete la luce del mondo…».