La persona… esistenza verso la libertà
Nel precedente articolo, abbiamo presentato la sinfonia a due mani costituita dalla psicologia e dalla spiritualità avente come centro la persona.
Ma chi è la persona, o se vogliamo, l’uomo?
Certamente nella visione “trinitaria” a nostro fondamento è senz’altro relazione con sé, con l’altro e con Dio.
Proviamo però ad approfondire l’argomento, considerando che l’ignoranza di sé rischia di comportare l’ignoranza dell’altro e dell’opera di Cristo in se stessi, oltre che il rifiuto o l’ostacolare della Sua azione anche a beneficio dell’altro e della Chiesa. La psicologia non è un demonio da temere o rifuggire, ma uno strumento a servizio dell’uomo e donato da Dio. Non a caso, crescita psichica e crescita spirituale sono due realtà distinte ma in interazione: nelle vie ordinarie, “la maturità spirituale si compie attraverso l’esperienza serena di una maturità psichica, anche se quest’ultima non preclude la santità che è perfezione della Carità” (A. Ronco).
Prima di provare a dare una definizione di persona, riportiamo la cornice antropologica e psicologica descritta da Antonio Arto (2005) per il quale la persona è:
“ricca”, non semplice formula matematica, e quindi sfugge a qualsiasi tentativo riduttivo di etichettamento;
“aperta”, cioè protesa verso un equilibrio ed una maturità sempre maggiori;
“competente”, con capacità ed abilità specifiche rispetto al periodo di sviluppo che sta vivendo;
“attiva”, ossia capace di dare senso alla propria esperienza.
Tale visione antropologica considera sia le potenzialità e risorse della persona senza trascurarne i limiti e condizionamenti, sia il fatto che la persona è “situata” in un contesto socio-culturale determinato. Pone così in rilievo la propria responsabilità nell’utilizzare tutte le risorse personali per il raggiungimento di una maturità sempre maggiore.
Ciò detto, un possibile concetto di “persona” può essere espresso nell’acronimo “s.o.c.i.a.l.e.?.” ove ogni lettera della parola “sociale?” indica una polarità della persona stessa (De Nitto, Arto, 2009). Le otto polarità sono in interrelazione l’una con l’altra. Presentiamole brevemente:
- “S” indica l’aspetto sociale, sistemico e relazionale della persona che necessita per la sua stessa sussistenza di essere inserita in un sistema di relazioni con altre persone. Inoltre, è continuamente in rapporto col suo ambiente;
- “O” indica l’aspetto operativo, che sottolinea la competenza, la capacità di agire e di sentirsi responsabile dei propri comportamenti. Attraverso operatività, la persona interagisce con il mondo e manifesta la sua competenza e creatività;
- “C” è la polarità che indica l’aspetto corporeo della persona. L’uomo ha un corpo, una realtà fisica, materiale e tangibile che lo situa su coordinate spazio-temporali e lo caratterizza come unico e diverso dagli altri (si pensi, ad esempio, ai semplici dermatoglifi delle impronte digitali);
- “I” riguarda l’intelligenza della persona, che è capace di aprirsi al mondo spirituale e valoriale (che va oltre se stessa) e di coscienza critica;
- “A” indica l’aspetto affettivo della persona, il suo mondo profondo e intrapsichico, la sfera dei sentimenti e della psicosessualità. Questa polarità offre stimoli affinché la persona possa scoprire il proprio mondo emotivo, conoscerlo e imparare a gestirlo, possa confrontarsi sui propri vissuti e possa trovare ascolto e comprensione, possa vivere esperienze di amicizia significative nelle quali poter sperimentare la dimensione umana dell’amare ed essere amati;
- “L” indica la libertà della persona: l’uomo è ragionevole e, grazie alla propria ragione, è in grado di compiere scelte responsabili e personali, di decidere di agire moralmente e in conformità alle norme e ai principi vigenti nel gruppo umano cui appartiene (Libertà situata);
- “E” si riferisce all’educabilità che caratterizza la persona: l’uomo è in grado di utilizzare le proprie esperienze per modificare se stesso in vista di uno sviluppo sempre più armonioso e integrato;
- “?” indica la tendenza della persona a elevarsi al di sopra di se stessa per aprirsi a un mondo trascendente in cui ricercare le risposte alle sue domande di senso esistenziale e di ordine spirituale.
In questo quadro di riferimento risaltano l’apertura e la libertà della persona che ha in se stessa la capacità di dare senso alle proprie esperienze e dirigesi verso uno sviluppo sempre più armonioso. Dunque, “l’essere umano è libero e può volgersi al bene soltanto nella libertà” (GS 17); non è quindi semplicemente in balia delle forze cieche istintive e inconsce del suo passato o dei fattori ambientali e sociali. S. Agostino diceva: “Quando agisco, io so di essere libero; ma se tu mi domandi cos’è la libertà, allora io non so che rispondere”. Infatti il sentirsi liberi è un esperienza. È la sensazione di non essere determinati da forse esterne e interne, di possedere il controllo delle proprie azioni e di poter tendere consapevolmente e responsabilmente verso un ideale scelto personalmente. Ma per giungere a questa capacità di autodeterminazione per il bene – che spesso riceve il nome di libero arbitrio – la persona deve incamminarsi in un processo di liberazione progressiva (conquista di piccole libertà) da eventuali ostacoli e condizionamenti, da ferite e possibili schiavitù, da frustrazioni e angosce. È il cammino di “purificazione” del proprio mondo inconscio, cognitivo, affettivo e relazionale. È il cammino di maturazione che porta all’autonomia e integrazione totale. Solo così la persona è libera, capace di decidere in autonomia e responsabilità e di agire secondo la propria filosofia di vita con una libertà dinamica che si sviluppi e guidi verso la Libertà, Gesù Cristo.
A questo punto sorge la questione circa la “maturità”. Ma su tale argomento ci sentiremo un’altra volta.
don Giovanni De Ciantis, vicerettore biennio filosofico
Bibliografia
Arto A. – M. Piccinno – E. Serra, Comunicare nell’educazione, Leoniana Demand, Roma, 2005.
De Nitto C. – A. Arto (cur.), Psicologia e formazione, LEV, Città del Vaticano, 2009.