Operare in équipes nel Gruppo di Animazione Missionaria
Nel decimo anno in corso dalla promulgazione della Evangelii Gaudium credo sia utile riprendere alcuni passi del documento che hanno tracciato la rotta del pontificato di papa Francesco: «Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato all’evangelizzazione del mondo attuale» (EG 27). Con queste semplici parole il Santo Padre ha invitato tutta la Chiesa ad un atteggiamento di uscita costante e conversione missionaria che esige abbandonare il comodo criterio del «si è sempre fatto così», che paralizza ogni iniziativa, proposta e possibili novità.
È stato così che anche noi seminaristi del Gruppo di Animazione Missionaria (GAMis) – facendo memoria di queste parole e cogliendo le indicazioni che stanno maturando sulla sinodalità della Chiesa – stiamo cercando di camminare, nella volontà di concretizzare questi orientamenti.
Il GAMis, sin dalla sua fondazione, è stato un gruppo di interesse con l’obiettivo di coltivare e sensibilizzare tutta la comunità del Seminario alla dimensione missionaria, un pungolo che ricordasse con insistenza l’essenza e la natura stessa della Chiesa. Nel cammino di quest’anno formativo una scelta che abbiamo fatto è stata quella di operare all’interno del gruppo stesso una suddivisione in tre équipes con lo scopo di favorire il lavoro sinodale, la corresponsabilità e il buon utilizzo dei talenti. In particolare, queste équipes operano i seguenti àmbiti: Fotografia, animazione social ed espressioni artistiche; Bacheca, biblioteca e raccolta fondi; Spiritualità, musica e formazione.
Questa scelta – a prima vista tanto semplice – ha permesso l’ottimizzazione delle attività missionarie, la valorizzazione delle qualità di ciascuno a seconda delle proprie inclinazioni, la necessità di confrontarsi e lavorare assieme senza lasciare spazio all’individualismo. Tracciare una strada percorribile da tutti e trovare nuovi modi di operare insieme è ciò che la Chiesa sempre più sta tentando di fare. E noi ci stiamo inserendo in questo tracciato. Quando il percorso non è segnato, però, si procede per tentativi, e incontrando un bivio si percorre il sentiero in una direzione. Se più in avanti ci troverà un vicolo cieco o si perde di vista la mèta, si è obbligati a tornare indietro e provare l’altra via. Papa Francesco ci rassicura nel cammino: «Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze» (EG 49). Tutto ciò comporta, pazienza, umiltà e il coraggio di innescare processi di cui sarà possibile verificare l’autenticità e bontà dei frutti solo nel lungo termine, attraversando il fallimento e l’incomprensione. Questo comporta un cambiamento, richiede infatti fatica, capacità di riadattarsi, cambiare abitudini, mettersi alla prova, cambiare mentalità.
Quanto condiviso è stato il tentativo, nel contesto del Seminario, di rendere vivi gli inviti che la Chiesa sta rivolgendo a tutti i cristiani del mondo. Ci troviamo di fronte a parole che smuovono tutti a mettersi in azione, e non restare a braccia incrociate in attesa di una soluzione dall’alto. Viviamo la stessa esperienza che vive un bambino quando impara a camminare: inizialmente si muove a tentoni, deve coordinare ogni movimento del corpo e delle gambe, mantenere l’equilibrio fino a che non prende confidenza con tutte queste dinamiche del corpo e solo dopo, finalmente, può correre. Arrivato a quel punto tutte le cadute, ferite che si è fatto mettendosi alla prova rimangono bagaglio dell’esperienza che porta con sé nella valigia della vita. Così il lavoro insieme, talvolta, può sembrare più difficile, a volte lungo, ma sicuramente è molto più ricco di quello del singolo e necessita di aggiustamenti nel tempo o di veri e propri cambi di direzione. Tutto ciò è il segno tangibile che siamo in movimento, vivi in un corpo vivo, in ricerca e non ingessati, o a prima vista perfetti, ma con un corpo morto.
Il GAMis ha così proposto in Seminario diverse iniziative. L’équipe Bacheca, biblioteca e raccolta fondi è dedicata all’adozione di un seminarista in terra di missione; al sostegno di un progetto in Tanzania della Caritas Italiana per lo sviluppo di un villaggio e alla raccolta fondi a sostegno della Terra Santa. Una novità è stata la formazione interna al gruppo e aperta a tutti i seminaristi da parte dell’équipe Spiritualità, musica e formazione. Partendo da tre documenti magisteriali si è approfondita la spiritualità missionaria: il decreto Ad Gentes e le esortazioni apostoliche Evangelii Nuntiandi ed Evangelii Gaudium. A partire da questi testi in tre momenti durante l’anno ci siamo incontrati per conoscerli ed approfondirli, porci domande sul nostro stile di annuncio e di evangelizzazione e individuare una proposta da attuare nella quotidianità del Seminario come un piccolo seme di spiritualità missionaria. L’équipe Fotografia, animazione social ed espressioni artistiche ha mirato invece ad una divulgazione interna ed esterna al Seminario e nell’Istituto Teologico Leoniano attraverso l’utilizzo della fotografia e di altre espressioni artistiche come la mostra dei missionari martiri, la condivisione di notizie, articoli e foto attraverso i mezzi di comunicazione di massa, intesi come finestra aperta per la condivisione anche all’esterno del lavoro realizzato e delle attività proposte nel corso dell’anno.
Il GAMis, in questo modo, diviene luogo esistenziale di crescita per tutti noi seminaristi in formazione, di maggior consapevolezza dello stile da attuare nelle comunità parrocchiali in cui agiamo ed operiamo, di richiamo a tutti ad avere uno sguardo non solo sul proprio territorio ma sul mondo intero, di una testimonianza di vita, consapevoli che «la chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione». Per questo papa Francesco nell’Evangelii Gaudium invita ad assumere in ogni attività che si realizza, uno stile evangelizzatore. L’annuncio del Vangelo, allora, e la missione diventano parole e modo di operare più vicini a tutti, non solo verso coloro che dedicano la vita a questa chiamata, ma stile della Chiesa tutta, di ogni parrocchia, gruppo di fedeli, Chiesa locale: in definitiva un flusso vitale che partendo dalle arterie più robuste, raggiunge i capillari più distanti e deboli. La Chiesa ci invita e ci sprona a non fermarci: rispondiamo generosamente a misura dell’amore di Cristo.
Pietro Moressa