LO SPIRITO DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE IN EVANGELII GAUDIUM
L’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco inizia con le seguenti parole: «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia».
Da subito si evince lo spirito con cui si può evangelizzare nel mondo attuale: con la gioia del Vangelo! Il processo di secolarizzazione che ha colpito in particolare l’occidente in questi ultimi decenni e che ha causato una diffusa riduzione della fede ha presentato la necessità di una rinnovata visione delle dinamiche missionarie. Se una volta i missionari erano persone incaricate dall’autorità ecclesiastica a proclamare il Vangelo in terre straniere dove non c’era la fede in Cristo Gesù, dopo il Vaticano II sono considerati missionari tutti i cristiani che in virtù del battesimo sono chiamati a testimoniare la fede in Gesù Cristo anche nei contesti in cui si trovano. Parliamo quindi di un’azione missionaria sempre più coerente con il mandato di Gesù, che senza limiti di tempo e spazio, chiede a tutti i cristiani di trasmettere la Buona Novella a tutte le genti, contribuendo all’attività missionaria secondo le proprie possibilità. Con il Concilio Vaticano II è emerso quindi che la missio ad gentes della Chiesa non è più basata solo su un concetto territoriale, ma la missione deve essere il punto centrale della vita di ogni Chiesa locale, di ogni credente mosso da nuovi impulsi dello Spirito; non a caso all’inizio del documento si parla di nuova evangelizzazione della fede. Inoltre, l’esortazione apostolica è in linea con la nuova visione di Chiesa proposta dalla Lumen Gentium che vede la Chiesa «come universale sacramento di salvezza» (LG 48). I toni dell’esortazione non vogliono essere pessimistici, che si lasciano così scoraggiare dalle nuove sfide provocate dalla secolarizzazione, al contrario vengono offerti impulsi positivi, costruttivi, che mirano ad incoraggiare i credenti e ad alimentare la gioia per una sana ed efficace evangelizzazione.
Nel cap. V – conclusivo dell’esortazione – papa Francesco indica lo scopo dell’azione missionaria per una nuova evangelizzazione. Innanzitutto, evangelizzatori con Spirito vuol dire «evangelizzatori che si aprono senza paura all’azione dello Spirito Santo» (EG 259). Lo Spirito Santo, che è l’anima della Chiesa evangelizzatrice, «infonde la forza per annunciare la novità del Vangelo con audacia, a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente» (EG 259). Aprirsi senza paura all’azione dello Spirito significa che ogni cristiano è «chiamato ad entrare nella libertà dello Spirito Santo». Per intendere meglio cosa significa libertà dello Spirito ci lasciamo aiutare da un’immagine usata da Gesù in Gv 3,8: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Il cristiano è chiamato a mettersi sempre in ascolto della voce dello Spirito, sviluppando la docilità necessaria per farsi guidare e condurre nell’azione evangelizzatrice, nei luoghi e con le modalità volute dallo Spirito stesso.
La motivazione di fondo che deve muovere ogni cristiano è data dall’accogliere con fiducia e totale affidamento le parole di comando che Gesù ha rivolto ai discepoli: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15). Ecco che i discepoli, dopo l’ascensione di Gesù, «partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano» (Mc 16,19-20). Il compito della Chiesa è, dunque, quello di diffondere senza stancarsi l’amore di Dio, che grazie all’azione dello Spirito Santo permette di realizzare le parole di Gesù, diventando così compartecipi della missione di salvezza dell’umanità intera. Una missione che nasce proprio dalla Pasqua di Gesù, che si rende sempre presente per realizzare il progetto d’amore del Padre sull’umanità. Tutti i discepoli cristiani sono invitati a predisporre il proprio cuore nel ricevere dai sacramenti la grazia, forza e determinazione necessarie per annunciare il Vangelo di pace. L’azione missionaria, nonostante i diversi contesti, deve quindi essere animata da un unico comune denominatore: Gesù Cristo nostro Signore, fonte di amore e di gioia. Come già accennato, in questa azione missionaria nessun cristiano è escluso, tutti i fedeli a secondo delle proprie possibilità e nei luoghi in cui si trovano sono tenuti a dare il loro contributo alla missionarietà della Chiesa cattolica, per raggiungere poveri e bisognosi. «La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più» (EG 264), e ad amare il nostro prossimo con la stessa gratuità con cui siamo amati da Gesù stesso. Non possiamo fare nulla senza la comunione con Cristo, perché è lui che sceglie e per mezzo dello Spirito guida alla missione.
Per un’azione missionaria efficace è necessario riconoscere il primato della preghiera, con la quale si instaura una continua ed intima comunione con Dio Padre, che attraverso il Figlio ed il dono Spirito Santo, suscitano la comunione tra le persone e le comunità. Se da una parte «lo Spirito Santo non cessa mai di guidare la Chiesa, in tutti i campi, alla conoscenza della verità tutta intera», dall’altra la preghiera diventa espressione comunitaria della fonte di amore trinitario. Il cristiano, imparando ad affidarsi fiduciosamente al Maestro Gesù mediante una preghiera costante, è invitato a sviluppare una vita conforme al Vangelo, senza la pretesa e l’illusione di cambiare il mondo con solo le proprie forze. Solo in seguito ad un perseverante incontro personale con Cristo attraverso la preghiera, si riceve lo slancio per superare limiti e debolezze umane, per ritrovare uno nuovo impulso missionario efficace. Ma se da una parte «l’incontro personale con Gesù fa sì che usciamo dal nostro individualismo». dall’altra bisogna evitare che «alcuni momenti di preghiera diventino una scusa per evitare di donare la vita nella missione» (EG 262), rifugiandosi così in una falsa spiritualità. Bisogna invece cercare di fondere con giusta sapienza le due dimensioni che devono procedere all’unanimità, ossia la contempl-azione: «occorre coltivare uno spazio interiore che conferisca senso cristiano all’impegno e all’attività» (EG 262), affinché la preghiera diventi sostegno dell’azione.
Quando si riesce a testimoniare con la vita il contenuto essenziale del Vangelo, si diventa portatori luminosi dell’amore di Cristo, che trasfigurando il cuore dei credenti, li educa ad evangelizzare con gioia ed entusiasmo per essere cristiani credibili, innamorati di Cristo. Come dice il Papa: «Il vero missionario che non smette mai di essere discepolo, sa che Gesù cammina con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell’impegno missionario» (EG 265) e questa crescente consapevolezza produce gioia nel suo cuore.
L’esortazione si conclude con un prezioso richiamo alla Vergine Maria. Come missionari del Vangelo, non si può uscire in missione senza Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa. Gesù, prima di consegnare il suo Spirito al Padre, con le parole «figlio ecco tua Madre» ha compiuto l’ennesimo atto di infinito amore, perché invece di soffermarsi sul proprio immenso dolore, prima di spirare ha istituito Maria Madre della Chiesa e di tutti i popoli premurandosi di non lasciare l’umanità senza una madre. Sarà proprio la Vergine, ad assumersi l’impegno di radunare i discepoli per continuare la missione di salvezza di tutti i popoli: «Con lo Spirito Santo in mezzo al popolo sta sempre Maria. Lei ha radunato i discepoli per invocarlo (At 1,14) e così ha reso possibile l’esplosione missionaria che avvenne a Pentecoste». Senza dubbio possiamo affermare che Maria è per eccellenza la portatrice dello Spirito Santo ed è l’anima che per mezzo della sua verginità, più di tutte riflette sugli altri l’amore di Cristo. Madre Santa affidiamo al tuo cuore santo puro e immacolato la nostra vita, per diventare tabernacoli viventi puri e casti come te o Madre, portatori di pace, perdono, amore, e misericordia, portatori dello Spirito Santo. Donaci una castità di cuore, ossia un cuore che non vuole essere contaminato da altro se non dall’amore di Dio, con il quale possiamo amare con gioia e gratuità, senza limiti e distinzioni, e come Gesù essere segno di carità, compassione e tenerezza di Dio verso tutti, con particolare riguardo ai più piccoli e poveri.
Fra Mauro Campra