La Parola a un testimone
Intervista a Don Antonio Manzini
Formazione umana
Come vi relazionavate tra voi seminaristi?
La relazione tra i seminaristi era buona, una relazione di amicizia, di cordialità. Spesso si giocava, si scherzava insieme; c’era davvero sintonia tra noi.
Che tipo di rapporto c’era con i formatori o i superiori?
Nutrivamo molta riverenza e rispetto nei confronti del rettore, ma il rapporto non era alimentato dal timore. Ricordo che c’era anche un buon rapporto con il padre ministro, padre Paolo Bachelet, che ricopriva il ruolo di quello che oggi viene chiamato il vice-rettore. Tutto il corpo docente, poi, era costituito dai padri gesuiti.
In generale, com’era la vita comunitaria? C’era un orario settimanale e giornaliero?
C’era un orario giornaliero ben scandito. Dopo i momenti di preghiera c’era la colazione, poi un momento di studio, a seguire c’erano le lezioni, poi il pranzo, un momento di riposo con delle passeggiate per Anagni, poi ancora un momento dedicato allo studio, etc. Il clima comunitario era molto bello, c’erano momenti di svago, di avventura. C’erano delle giornate in cui si partiva la mattina per delle passeggiate lunghe e si rientrava la sera, quindi, portavamo con noi qualcosa da mangiare. Spesso e volentieri si faceva qualcosa alla brace. Insomma, eravamo ben organizzati e molto creativi. Avevamo modo anche di giocare nel “pincetto”. L’abbiamo sistemato noi usando perfino i picconi.
Qual era il vostro rapporto con l’esterno?
Quando si era nelle classi di Teologia, si andava nelle parrocchie di Anagni per fare animazione liturgica. In realtà, non erano tanti i momenti di confronto con l’esterno. Con la famiglia si comunicava tramite lettere. Di tanto in tanto i genitori potevano venirci a trovare in uno spazio riservato a loro, nella stanza che oggi viene chiamata auditorium. Era davvero bello quando ci portavano qualcosa da mangiare preparato da loro, che poi condividevamo con alcuni amici seminaristi.
Formazione spirituale
Quali erano i momenti di preghiera comunitaria?
I momenti essenziali erano al mattino, con la meditazione tenuta dal padre spirituale e con la Messa. Di tanto in tanto c’erano anche delle riflessioni tenute dal Padre Rettore. Alla sera c’era il vespro e si concludeva con la compieta. Durante i mesi mariani si recitava comunitariamente il Rosario. C’erano anche diversi momenti di Adorazione Eucaristica.
Quali iniziative di carattere spirituale venivano proposte dai padri spirituali del seminario?
Padre Rosin, il nostro padre spirituale, ci proponeva delle riflessioni sulle virtù e sulla vita sacerdotale.
Su quali pilastri poggiava la vostra vita spirituale in seminario?
Anzitutto: La preghiera, la meditazione, il Rosario. Anche il silenzio faceva parte dello stile proprio della nostra vita spirituale. Per esempio, negli spostamenti non si parlava, si attraversavano i corridoi sempre in silenzio. Poi c’era il cosiddetto “sacro silenzio”, quello che segnava la conclusione della giornata, che iniziava la sera, dopo compieta, fino al mattino seguente.
Formazione intellettuale
Come erano organizzati gli studi?
Dopo il liceo, con tutte le materie proprie del liceo classico, si frequentava il quarto anno di Filosofia, per contemplare e studiare proprio il pensiero e la storia della filosofia (si frequentavano però anche materie complementari: storia dell’arte, psicologia, pedagogia, antropologia, caratteriologia, logica…insomma un po’ di tutto). Si passava poi ai quattro anni di Teologia. Nel primo anno si faceva introduzione alla Sacra Bibbia, ed anche Teodicea. Poi negli anni successivi si studiavano altre materie prettamente teologiche: Dogmatica, Morale, Diritto Canonico, etc. Ricordo che il professore di Sacra Scrittura ci diede un bellissimo corso, ci ha fatto conoscere quasi tutta la Bibbia. Molte parti le studiavamo e analizzavamo perfino parola per parola. Il linguaggio che si usava era misto, tra latino e italiano. In Teologia, infatti, si usava molto il latino.
Quanto tempo dedicavate allo studio personale?
Negli anni del liceo c’erano queste lunghe stanze, questi cameroni dove dormivamo e studiavamo con dei tavolini uno dietro l’altro. Ognuno aveva il suo tavolino. C’erano orari stabiliti per lo studio. Nel dopo pranzo, si studiava stabilmente dalle 14,00 alle 16,00. Poi, dalle 16,00 alle 17,00 si svolgeva una passeggiata per la città di Anagni, quindi si riprendeva lo studio fino all’ora del Vespro, un tempo chiamato lo “studio sacro”, perché non ci si poteva muovere: non si poteva andare da nessuna parte, nemmeno dal padre spirituale. C’erano un prefetto e un vice-prefetto che ci controllavano, anche se noi avevamo ben interiorizzato e consolidato il rispetto per l’orario di studio. Dopo le 18,30 si poteva andare dal professore a chiedere qualche chiarimento sulle lezioni non comprese.
Quali cambiamenti o novità ricordate nei vostri corsi di studio dopo il Concilio Vaticano II?
In realtà, c’erano anche prima del Concilio riflessioni e pensieri sul cambiamento. Pensieri positivi. Si viveva anche con un certo entusiasmo questo tempo di passaggio.
Formazione pastorale
Com’era il vostro servizio pastorale? Cosa facevate o di cosa vi occupavate?
Durante i nostri anni di formazione non si usciva dal seminario. L’unica occasione in cui ci hanno rimandato a casa fu negli anni in cui scoppiò “l’asiatica”. Molti seminaristi avevano contratto questa malattia virale. Generalmente, poi, si usciva dal seminario a conclusione degli esami, durante il tempo estivo, dopo la festa di sant’Ignazio. Per quanto riguarda il servizio pastorale, direi che ci occupavamo più dell’animazione liturgica nelle parrocchie. La domenica, alcuni di noi, andavamo nelle parrocchie di Anagni dove suonavamo e cantavamo. La messa era ancora in latino. Non c’erano attività catechistiche e oratoriali.
Quando rientravate in diocesi?
Si rientrava in diocesi per il mese di agosto. Per il resto non era consentito rientrare in diocesi durante l’anno, ad eccezione della morte di un parente molto stretto.
Che rapporto avevate con il parroco e con il Vescovo?
Con il parroco di ministero il rapporto era molto formale, lo si vedeva solo di domenica. Con il Vescovo c’era un rapporto non confidenziale, ma di rispetto, un rapporto ossequioso. Qualche volta ci inviava qualche lettera, qualche esortazione.
Quanto tempo restavate nella parrocchia di servizio assegnata?
Durante il tempo di seminario restavamo nella parrocchia di servizio per il tempo strettamente necessario allo svolgersi della Liturgia. Nel periodo estivo, invece, si andava nella propria parrocchia di origine, ma restavamo lì ancora soltanto per dare una mano nell’animazione liturgica.