La Fuga in Egitto
Proviamo a meditare con gli occhi di Maria…
La visita dei Magi servì ad illuminare l’incomprensione delle parole del vecchio Simeone, ma la contraddizione era solamente in attesa, pronta per agire ancora. Giuseppe, durante la notte, ebbe di nuovo un sogno e questa volta non diceva di non temere. Un angelo venne a parlarci di morte, di Erode e di fuga. Ci mettemmo immediatamente in viaggio verso l’Egitto, un viaggio lungo e la paura albergava nei nostri cuori, solo lo sguardo sereno e tranquillo di Gesù ci donava forza e speranza. Dio era con noi e non poteva accaderci nulla di male. Mi ritrovai a chiedermi il perché Erode, il sovrano, voleva uccidere un bambino? Ripensai alle parole di Simeone e cominciai a capire di quali contraddizioni lui parlava. Accecato dalla paura e dalla sete di potere, Erode, non riuscì a capire che Gesù non era venuto a detronizzarlo, il Suo Regno non era e non è di questo mondo. Se solo avesse compreso che Mio Figlio sarebbe stato un re con la corona di spine e con una croce per trono, non si sarebbe mai macchiato di un così grande omicidio. In quel momento, dentro di me sentii il pianto di molte donne, il loro dolore anticipava il mio, la terra venne irrigata dal sangue di molti bambini e la spada cominciò a logorare il mio cuore. La Parola che ancora non parlava ebbe i suoi primi testimoni. Il sangue di quei bambini innocenti anticipava il Sangue dell’Innocente per eccellenza sparso sulla croce. Dopo circa dodici giorni di cammino vedemmo all’orizzonte le piramidi egiziane. Ci stabilimmo lì, furono anni di lavoro e sofferenza, ci sembrava di rivivere l’esilio vissuto dal nostro popolo. Eravamo in attesa di un sogno proprio come ci aveva detto l’angelo. Giuseppe divenne il custode dei sogni proprio lì, in Egitto, a compimento dei sogni di un altro Giuseppe, figlio di Giacobbe che trovò la salvezza in quella terra proprio come noi ci salvammo scampati alla minaccia di Erode in attesa della liberazione.