Integrazione della dimensione sessuale nel celibato
Noi seminaristi della Comunità del Leoniano, negli ultimi due anni, abbiamo avuto delle giornate culturali ad hoc per riflettere insieme sull’argomento del celibato per il Regno, con l’aiuto di vari esperti del settore, in particolare padre Victor Tambone e la dottoressa Marta Rodriguez. Padre Victor ci ha ricordato innanzitutto l’intimo desiderio di ogni uomo alla felicità e come questa non dipenda da ciò che possediamo materialmente: «Puoi avere qualsiasi cosa ed essere infelice, puoi non avere nulla ed essere felice», così ci ha provocato il dinamico padre, ricordandoci che la felicità vera deriva dall’amare ed essere amati. Amore che non è rinnegamento delle passioni, repressione, ma valorizzazione, incanalamento sano: vivere un amore appassionato, come anche papa Francesco ne parla in Amoris Laetitia. Il sentirsi frustrati, insoddisfatti, è terreno fertile per il radicamento di dipendenze di vario tipo, che portano a sostituire la ricerca della felicità con quella del piacere fine a sé stesso, che anziché renderci uomini liberi ci rende schiavi di dinamiche mortifere. Padre Victor ci ha ricordato, inoltre, come siamo chiamati alla santità, alla vita bella, felice «Per vivere il celibato occorre essere super innamorati», ricordandoci il passo evangelico «Sono venuto a portare un fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso».
È dalla castità che fiorisce l’amore vero: amore concreto, fatto di gesti, attenzioni, sguardi, parole, domande che svelano interessi: quando chiedi a qualcuno come stai o come ti chiami gli stai dicendo che ti interessa, ti sta a cuore, che in un certo senso gli hai fatto già posto nella tua anima.
La radice della purezza è nella grazia, che eleva la nostra natura ferita e rende possibile quello che sembra impossibile, perché «Nulla è impossibile a Dio» e a chi si affida a Lui. È l’innamoramento nei confronti di Dio la radice di ogni virtù ed occorre usare anche la nostra intelligenza, per custodirci ed evitare le occasioni di peccato, ricordando che in questo campo siamo tutti fragili: Padre Victor ci ricordava anche la necessità della custodia del cuore, che parte da quella dello sguardo: a cosa permettiamo di entrare nel nostro cuore attraverso ciò che vediamo, sul web o in tv? Educhiamoci alla bellezza e far entrare nel nostro animo cose belle; ascoltiamo canti belli, che elevano lo spirito. Ci ha dato, inoltre, alcuni suggerimenti pratici per custodire la castità: la sincerità nella direzione spirituale, la Santa Messa e la Confessione frequente; vivere con passione il lavoro pastorale, coltivare sani hobby per gioire del dono della vita prima di tutto e confidare che con l’aiuto del Signore ce la possiamo fare.
Quest’anno la dott.ssa Marta Rodriguez ci ha consegnato degli importanti suggerimenti per poter vivere bene il dono del celibato per il Regno e simpaticamente ci ricordava: Sulla maglietta di ognuno di noi dovrebbe esserci scritto «Lavori in corso, scusate per il disagio», ricordandoci l’importanza di avere pazienza con noi stessi e di invocare quotidianamente dal Signore il dono della conversione. Ci ha invitati a prenderci cura delle nostre ferite, ad ascoltarci, fare verità con noi stessi, evitando di rimanere intrappolati in meccanismi compensativi che ci fanno male. Siamo figli amati del Padre e lo siamo come uomini, con la nostra mascolinità, chiamati a lasciarci redimere da Cristo, per metterci a servizio e non per dominare i fratelli e sorelle. Ci ha ricordato inoltre l’importanza della donna nella formazione sacerdotale e che non c’è nulla che il Signore abbia permesso nelle nostre vite che non possa essere trasfigurato dal Suo Amore misericordioso, perché dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia (Rm 5,20b). Siamo tutti chiamati alla santità, con i nostri limiti psicologici. Radicati nell’Amore del Padre possiamo vivere da figli e maturare nell’amore, vivere da sposi della Chiesa e da padri, amando castamente, un po’ come Giuseppe, modello a cui guardare. Anche lei ci ha richiamato all’importanza della vigilanza, all’essere «semplici come le colombe e prudenti come serpenti» (Mt 10,16), senza cadere nei due estremismi della rigidità repressiva e dell’ingenuità. Abbiamo bisogno ci diceva Marta delle nostre Betania, di luoghi dove essere nutriti nella nostra identità e confermati nella nostra missione d’Amore, di relazioni di amicizia vera: libere, paritarie, profonde, dove poterci sentire accolti per quello che siamo, con i nostri pregi e difetti.
Personalmente oltre alla preziosità degli spunti offertici dai nostri ospiti, ho avuto anche modo di leggere la dottrina di padre Cantalamessa a riguardo e quello che mi ha colpito di più è stato ascoltare che il celibato potrà anche venire meno come disposizione legislativa obbligatoria per i sacerdoti ordinati (trattandosi appunto di una norma di diritto positivo) ma non cesserà mai di essere donato dal Signore come carisma ad alcuni uomini e donne, chiamati a seguire Cristo in questa modalità radicale. Interessante anche le quattro dimensioni del celibato che il predicatore individua: profetica, missionaria, sponsale e carismatica
A più di dieci anni da Evangeli Gaudium, che al primo capitolo sottolinea l’importanza della trasformazione missionaria della Chiesa, sottolineo come il celibato non è un dono di secondaria importanza in questa prospettiva, bensì ne è un tratto importante: uomini e donne che a tempo pieno possono dedicarsi alla costruzione del Regno di Dio è un qualcosa permesso da questo particolare carisma, dono dello Spirito, che è il celibato per il Regno; celibato per il Regno che si può dire anche come celibato per Cristo (dimensione profetica), che è Persona viva (dimensione sponsale) divina e umana. Celibato non è una scelta contro natura, perché compie la natura umana in maniera diversa dal matrimonio con una persona umana, ma non meno totalizzante, anzi! D’altronde è un carisma! Un carisma che richiede come ci ricorda padre Cantalamessa, discernimento e prudenza, che sgorga da una libertà interiore dono di Dio, capace (con il giusto aiuto, anche terapeutico se necessario) di andare oltre eventuali complessi, tabù o paure. Concludo con questa bellissima frase del padre francescano che credo renda davvero eloquentemente la ricchezza di tale dono: non si sceglie il celibato e la verginità per entrare nel Regno, ma perché il Regno è entrato in te. In altre parole, non si sceglie il celibato per salvarsi meglio l’anima, ma perché il Signore si è impossessato di te, ti ha scelto, e tu senti il bisogno di rimanere libero per rispondere pienamente a questa scelta.
Agostino Iafano