Il decalogo della comunicazione
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
(Gv 1,1)
1. Ascolta la Parola
La comunicazione nasce dall’ascolto. Non è possibile pensare di entrare in relazione con se stessi e con gli altri se prima non si è ascoltato Dio nella preghiera. Dio è Parola, Logos, e proprio per questo viviamo di comunicazione, tuttavia non sarà mai possibile comunicare se non si cerca di andare alla fonte della comunicazione. Proprio per questo desideriamo far entrare Dio nelle nostre relazioni, nelle nostre parole, nei nostri gesti, a partire da ciò che Lui dice a noi, per noi e di noi.
2. L’ascolto non si improvvisa. Preparati nella preghiera.
Siamo chiamati ad armonizzare la nostra preghiera comunitaria per guardare tutti, contemporaneamente, verso Cristo ed essere così una cosa sola. Sarà importante curare l’attesa della celebrazione Eucaristica e il ringraziamento al termine della stessa. È attorno all’altare che scopriamo la ricchezza e la bellezza dell’essere ascoltati e dell’ascoltare.
3. Coltiva il silenzio interiore.
Siamo chiamati a gestire il silenzio cercando, in un tempo di qualità della propria giornata, il distacco dalle connessioni con l’esterno, cercando di dedicare quel tempo alla preghiera e alla riflessione personale. È fondamentale riservare spazi personali lontano dai social per ascoltare se stessi: per questo sarà utile imporsi un limite di tempo giornaliero da dedicare all’utilizzo di internet. Tale criterio sarà oggetto di confronto con se stessi al momento dell’esame di coscienza, così da potersi ascoltare meglio anche nei propri limiti: per imparare a gestire più autonomamente il tempo; dando una motivazione e unafinalità a ciò che si fa; favorendo la sincerità con se stessi; evitando il circolo vizioso delle giustificazioni.
4. Non lasciarti distrarre.
Alcuni momenti della giornata richiedono “unicità”. L’incontro con Dio, personale e comunitario, è quanto di più prezioso possiamo vivere. Rinunciareall’utilizzo del telefono nella preghiera, favorendo il “Breviario” edevitando così le distrazioni, potrebbe essere un modo per cominciare a gustare interiormente l’incontro con Dio e con i fratelli.
5. Vai in profondità.
Per evitare relazioni superficiali siamo chiamati a curarne la profondità attraverso la condivisione dei frutti della propria meditazione con i fratelli. Proprio per questo sarà fondamentale avere a cuore la meditazione quotidiana della Parola di Dio.
6. Ascolta la comunità.
Siamo chiamati a metterciin gioco in ciò che la comunità propone, lasciandoci provocare da ciò che perindole o temperamento saremmo portati a fuggire. Vivere la comunità senzaisolarsi, proponendosi secondo amore e verità e avendo rispetto delle posizionialtrui potrà aiutare a metterci in una disposizione di ascolto tale in grado diformarci e capace di fare tesoro di quanto ci è donato.
7. Ascolta tutti e ognuno.
Siamo chiamati acomunicare con tutti e per questo a fuggire l’esclusività e a favorire, ricercandola, l’inclusione. Questo permetterà di conoscerci meglioe di scoprire la ricchezza di ognuno, che è ricchezza per tutti.
8. Custodisci il fratello.
Siamo chiamati acustodirci a vicenda: infatti, non tutto ciò che è comunitario deve necessariamente diventare oggetto di dominio pubblico. Custodire significamortificare la propria curiosità nei confronti degli altri, evitando così l’indiscrezione – opeggio – il controllo. Custodire significa impegno a non tradire la propria vocazione diessere in relazione, come Figlio di Dio e fratello. Custodire significa anche non riportare nulla senza prima avere accertato la verità e la fonte di ciò che viene riferito. “La menzogna è rifiuto egoistico di riconoscere la propria appartenenza al corpo” (dal Discorso di Papa Francesco per la 53ma giornata per le comunicazioni sociali).
9. Santifica te stesso e il fratello.
Siamo chiamati asantificare i nostri fratelli con la qualità della nostra comunicazione. Santificarli significa anche impegnarsi a custodire l’altro con l’ascolto e la correzione fraterna perché siamo tutti membra dello stesso corpo; significa saper chiedere scusa e accogliere le scuse. Siamo chiamati a sanificare i fratelli attraverso il digiuno da parole inutili e potenzialmente nocive .Santificheremo noi stessi e i fratelli divenendo responsabili delle relazioni intraprese o che si intraprenderanno.
10. Ascolta con tutto te stesso, con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima.
Accogli con rispetto everità la comunicazione dell’altro, senza esasperarla. Accogli non solo con le orecchie, bensì con tutto il corpo. Ascolta il tuo fratello integralmente, come tu vorresti essere ascoltato.