Il cammino per Santiago (E. Estevez, 2010)
di Rosario Vitagliano, seminarista I teologia
Il “cammino per Santiago”, noto anche come “cammino di San Giacomo”, è un viaggio spirituale che i pellegrini di tutte le fedi e religioni praticano da oltre mille anni. Nato in principio come esperienza solitaria, con il tempo si è trasformata in un’avventura fatta di tappe prestabilite durante le quali i pellegrini possono riunirsi in vari gruppi e continuare insieme il viaggio.
Questo itinerario è al centro del film “Il cammino per Santiago”, pellicola scritta e diretta da Emilio Estevez nel 2010.
Tom (Martin Sheen), è un oculista americano, costretto ad andare in Francia per riconoscere la salma di suo figlio Daniel (Emilio Estevez), sorpreso da una violenta tempesta lungo il cammino di Santiago de Compostela. Una volta cremato il corpo del figlio, Tom decide di intraprendere quello stesso viaggio che conduce alla chiesa in cui sono sepolte le spoglie dell’apostolo di Gesù, San Giacomo, portando con sé lo zaino di Daniel e le sue ceneri. Così Tom, pur non essendo credente, si avvia lungo il cammino iniziato, e mai finito, da Daniel, per “elaborare” la morte improvvisa del figlio. Un cammino che lo porterà a una scoperta più profonda di se stesso e ad abbracciare la realtà, seppur drammatica, nella certezza di un destino buono.
A compiere questo percorso insieme a Tom sono altri tre pellegrini, ciascuno con un passato difficile alle spalle. Personaggi scomodi, a volte, ma misteriosamente essenziali per il compimento finale del cammino. Forse Tom non li avrebbe scelti, ma, come Daniel non perdeva mai l’occasione di ricordargli, “la vita non si sceglie. Si vive!” Proprio come per i compagni di viaggio.
Il film ha come tema principale quello del viaggio, visto nelle sue diverse sfaccettature: viaggio verso se stessi, in quanto il protagonista è spinto ad accettare se stesso e le persone che lo circondano; viaggio come condivisione di un cammino con altri in quanto nessuno può vivere (camminare) da solo ma ha bisogno di un altro, di un “tu” con cui dialogare, incontrarsi, confrontarsi; viaggio verso l’altro in quanto il viaggio non può essere senza meta, compiuto per se stesso, ma implica una tensione, un orientamento, un dirigersi verso, in definitiva significa rispondere ad una chiamata.
La simbologia è molto ricca e richiama queste tematiche: il protagonista Tom, medico degli occhi, ma incapace di “vedere” nell’animo di Daniel quando lui era in vita; il bastone pronto a fare da sostegno alla stanchezza che può prendere il sopravvento durante la camminata.
Ad accompagnare i personaggi sono anche i bei paesaggi che compongono un ritratto fedele di ciò che ammirano i pellegrini durante il percorso, una scelta coerente con l’intento del regista di far sì che lo spettatore possa compiere il “suo” viaggio nella vita.