II Domenica di Quaresima – Anno A
Meditazione sulle letture della domenica a cura di Don Franco Proietto, padre spirituale
ASCOLTIAMO LA PAROLA
Dal Vangelo secondo Matteo (17,1-9)
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4 Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5 Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». 6 All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». 8 Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo. 9 E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
La metamorfosi del Figlio di Dio
Ci sono nella letteratura mondiale esempi famosi di “trasfigurazioni” che vengono chiamate Metamorfosi. Tra le più famose emergono quelle di Ovidio (23 a.C. 17 d.C.), di Apuleio (125-180 circa) soprattutto con l’Asino d’Oro, di Kafka (1885-1924): tutte descrivono la trasformazione della persona in altri esseri inferiori. Cristo si trasfigura in altra modalità, che denota la sua collocazione in un essere superiore quale veramente Egli è: Figlio di Dio. C’è perfino una testimonianza del Padre a proclamare la sua vera identità che dice «questi è il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto, ascoltatelo» (v.5).
In questo episodio, al di là di ciò che si vede, c’è il mistero della persona di Gesù.
Quando ci si presentano le sue varie sfaccettature, tutte vere della sua molteplice personalità (figura storica, capo spirituale, maestro, guaritore, profeta, sconfitto sulla croce e risorto), Egli viene proclamato figlio diletto dal padre stesso. Alla fine dei suoi giorni, Matteo farà proclamare di lui: «Davvero costui era figlio di Dio» (Mt 27,54), che in fondo è una conferma di quanto aveva detto il Padre.
Questa frase – del Padre e del centurione e di coloro che facevano la guardia – è centrale per interpretare la sua figura. Quel volto luminoso che brilla come il sole, quelle vesti candide come la luce, la stessa nube luminosa, ci danno l’immagine di uno che avvolto dal bagliore che emana, di fatto è in un mondo diverso che da quello terrestre.
Sappiamo che per indicare questa nuova condizione, Raffaello trovò dei colori estratti dalla vegetazione naturale, così fulgidi, dei quali non rivelò la provenienza a nessuno e portò con sé nella tomba il segreto.
La vera trasfigurazione quaresimale
Il verbo greco che si usa, al passivo, è quello classico e si usa anche in quegli autori riportati sopra: “metemorfote”, “fu trasfigurato”. Ma questo suo profondo cambiamento ha portato anche una nuova modalità di relazione con quelli che stavano attorno a lui, se Pietro è arrivato a dire «Signore è bello per noi restare qui; se vuoi farò qui tre tende una per te una per Mosè e una per Elia». La verità, chiamiamola esistenziale, di Gesù, si riversa in quelli che avevano condiviso con lui “pondus diei et aestus” (cioè il peso del giorno e il caldo) e che ora restano contagiati da questa nuova realtà del maestro. Riusciremo anche noi ad avvicinarci a questa nuova realtà della nostra vita? Se questo testo è posto in ambito quaresimale, quando abbiamo appena messo i primi passi per camminare spediti questo itinerario di santità, vuol dire che questo nostro impegno può arrivare a trasfigurare anche noi sulla scia di Gesù. Dobbiamo però essere sinceri con noi stessi nel fare bene quello che stiamo facendo: non far finta di fare mortificazioni, digiuni, preghiere, ma farlo per davvero. Altrimenti, alla nostra già precaria condizione spirituale potremmo aggiungere un altro peccato: l’ipocrisia. Il cristiano è uno che cammina “per essere, non per “parere”.
Cosa essere davvero?
Anche noi, come Abramo (prima lettura), siamo chiamati ad uscire dal nostro paese, dalla nostra patria, dalla casa dei nostri padri verso il paese che il Signore ci indicherà.
Gesù quando ci indica dei cambiamenti da operare in noi non è mai accomodante, uomo di compromessi, ma radicale. Difatti – e gli psicologi lo confermano – si fatica più a lavorare per compromessi che per radicalità. Essere né carne né pesce, mettere due piedi su una scarpa, accontentare tutti per non scontentare nessuno (nel caso specifico al mattino stare con Gesù e alla sera con… Berlicche, che conosciamo bene!), né aiuta a fortificare il nostro spirito e né ci fa essere contenti di noi stessi, perché stiamo giocando al compromesso.
Le quattro trasfigurazioni di Cristo
Nella cripta della chiesa della Trasfigurazione sul monte Tabor ci sono dei mosaici del Villani, che riproducono quattro trasfigurazioni della vita di Gesù; e mi piace di riportarle qui oggi per ampliare le nostre disponibilità spirituali verso di lui che ha operato questi altri profondi cambiamenti e porsi a nostra riflessione:
- Il primo è la nascita. “Kai o logos sarx egeneto”, «e il Verbo si fece carne», come dice San Giovanni. È diventato uno di noi in tutto simile a noi. Dostoevskij dice che tutto l’accadimento del mondo si deve concentrare su questa frase e ciò che ad essa consegue. Gesù ha condiviso la nostra umanità.
- L’Eucaristia, quando il pane e il vino diventano suo corpo e suo sangue. In questo nostro cammino terreno, spesso siamo non solo sbandati, ma stanchi, affamati e sfiduciati. Lui viene a nutrirci per dare alla nostra debolezza la robustezza della sua presenza. Davvero non siamo noi a vivere, ma è lui che vive in noi.
- Gesù ci redime. Egli si fa agnello-vittima per perdonare i nostri peccati. Il sangue degli agnelli e dei vitelli viene sostituito dal suo sangue sparso per noi per amore.
- La resurrezione. Egli trionfa sulla morte e sulla nostra insensibilità, superando le leggi della natura umana e dando a tutti coloro che sono risorti in lui la possibilità di conseguire i suoi stessi risultati: andare con lui risorti con lui.
La nostra trasfigurazione
Abbiamo fatto delle riflessioni su questo grande avvenimento nella vita di Gesù, abbiamo “contemplato” cos’è avvenuto a Lui, ma ogni riflessione esige un ulteriore passo avanti: si è così per Lui; ma a me, personalmente, cosa dice? Più precisamente: cosa devo fare io, sollecitato da questi avvenimenti?
Credo che, operando per gradi, dobbiamo innanzitutto guardare dentro di noi.
Per operare un cambiamento, una conversione nella vita nostra, dobbiamo sapere dove spiritualmente ci troviamo, dove vogliamo arrivare, con quali mezzi dobbiamo arrivare. Il Papa Pio XII, che per certi versi oggi sta ritornando attuale, diceva che per ognuno di noi c’è un momento di partenza che è la “selvatichezza” presente in ciascuno di noi prima di essere battezzati. Il primo passo è quello verso l’accettazione del messaggio cristiano.
Come Gesù da Dio si è fatto uomo, così noi: dal nulla veniamo alla luce e diventati uomini, accogliamo in toto la bellezza della vita. Gesù s’è reso agnello sacrificale. Anche noi, oggi in Quaresima, ci poniamo come offerta-dono per gli altri. Gesù si è fatto Eucaristia: noi ci poniamo come pane e cibo spirituale per nutrire gli altri? Anche noi possiamo arrivare ad essere, come lo sono stati altri Santi, “uomini mangiati”.
La prospettiva finale
Gesù è risorto e ha fatto del suo corpo mortale “il luogo” per salire al cielo, a nome di tutta l’umanità che attende di raggiungerlo in cielo. Proprio questo è l’insegnamento e la realtà della trasfigurazione. Lasciare ciò che è caduco ed effimero della nostra vita umana, per orientarci verso beni futuri e spirituali.
«Non habemus hic manentem civitatem sed futuram inquirimus»: «Non abbiamo qui una cittadinanza terrena, ma ricerchiamo le cose future». (Eb 13,14)
Forse troppo spesso, nella nostra vita spirituale, fatta di cammini di piccolo cabotaggio, ci dimentichiamo che la nostra patria è lassù, in Cielo.
L’ascesi quaresimale è uno degli strumenti idonei consigliati dalla Chiesa.