DOMENICA DELLE PALME
Marco 14,1-15,47
Sappiamo che il Vangelo di Marco è il più breve di tutti, ma il racconto della Passione, in proporzione, è il più lungo e quello più aderente ai fatti.
Egli vuol mettere in evidenza i dolori di Gesù, la croce come scandalo per i discepoli, ma vuol far rivivere per i singoli cristiani ciò che ha vissuto Gesù.
Ed è quello che, per bocca del centurione, vuol far riconoscere che davvero Gesù è Figlio di Dio, portandolo come sigillo del filo conduttore del suo Vangelo: “Il centurione, vedendolo spirare in quel modo, disse: «Veramente quest’uomo era Figlio di Dio»” (Mc 15,34), realtà che concerne sia la storiache la fede.
In tutto vengono presentate quindici scene, che brevemente scorreremo insieme, soffermandoci su alcune in modo più approfondito, perché più adeguate alla riflessione.
- Gli avversari di Gesù congiurano contro di Lui due giorni prima della Pasqua.
I nemici sono quelli di sempre: scribi e farisei.
Marco dà anche una modalità del complotto: volevano prenderlo “con l’inganno”, ma non durante la festa, perché non ci fosse un tumulto di popolo. N.B.: “Con l’inganno” proprio perché lontano dalla folla.
- L’unzione di Betania: c’è contrasto palese tra l’atteggiamento della donna del profumo e il comportamento dei Giudei, che è inverso, ed è assecondato da Giuda.
Qui Gesù dice quella famosa frase: “lasciatela fare: i poveri li avrete sempre con voi e potete beneficiarli quando volete; ma non sempre avrete me. […] Essa ha fatto ciò che era in suo potere: ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura”. Ricordiamo che siamo in casa di Simone il lebbroso.
- Giuda, uno dei dodici, va dai sommi sacerdoti per “consegnare”
(dal greco paradidomi, è classico per indicare questo concetto) loro Gesù. Questi, come è naturale, sono contenti.
(Riflessione: la figura di Giuda).
- Il primo giorno degli azzimi (era il giorno in cui si immolavano gli agnelli pasquali e veniva tolto tutto il lievito dalle abitazioni) i discepoli chiedono a Gesù, come a capo-famiglia, dove preparare la Pasqua, “la memoria dell’uscita dall’Egitto”. Vengono condotti nella “stanza del piano superiore”.
(Gli alimenti per mangiare la Pasqua e i loro significati)
- A cena, Gesù “fredda” tutti quando dice: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà; “uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto”. Si usava così: ogni commensale prendeva dal piatto comune il cibo di cui aveva bisogno. Intingere il boccone nel piatto di una persona era segno di fraternità, amicizia, intimità. Gesù ha fatto così con Giuda.
- Gesù, durante la Pasqua ebrea, compie un’azione non prevista: prende il pane e dice: “questo è il mio corpo”. Tale frase dà un tutt’altro significato alla cena ebraica. Quel pane non è più il ricordo del pane azzimo – non lievitato per l’impossibilità di farlo nel deserto – ma è Lui stesso presente nel pane.
Così il sangue è sangue della Nuova Alleanza che si compie non con gli agnelli, ma nel suo stesso sangue, Agnello immolato per togliere i peccati del mondo. È quel sangue versato come riscatto per i peccati dell’umanità intera. Questa Alleanza nuova, nel suo sangue, supplisce quella antica.
(Proporrei a questo punto per ognuno di noi una pausa e una riflessione: è un momento importantissimo: Gesù dà la sua vita, nel suo sangue, versato per noi)
- Gesù dice che Pietro lo rinnegherà e i discepoli si disperderanno qua e là lasciandolo solo. Pietro è sicuro che non lo rinnegherà mai. Eppure, tra breve lo farà. (Riflessione: ognuno di noi è Pietro. Quando poggiamo soltanto sulle nostre forze, cadremo inevitabilmente. Non solo c’è presunzione in noi, ma non misuriamo la nostra insita fragilità umana che rivela debolezza che ci conduce ad allontanarci da Lui)
- Siamo arrivati al Getsemani. Vaga qua e là tra gli ulivi. È notte sia al di fuori di Lui che dentro di Lui. Sente paura e angoscia. Nonostante la vicinanza di pochi discepoli, si sente solo: è solo. Si stende per terra e prega il Padre che lo liberi da quell’“ora”. Però vuole fare la sua volontà.
Lo stesso Simone, il presuntuoso di poche ore precedenti, dorme e non è riuscito a stare sveglio per un’ora sola.
(Riflessione: fermiamoci un momento. Facciamo mente locale, entriamo nel suo cuore, “sentiamo” il suo stato d’animo. Il peso della vista dei peccati umani lo schiaccia. Umanamente, è debole. Ma non c’è neppure più tempo di ricevere l’aiuto dei discepoli. Ormai la schiera dei suoi nemici è arrivata. Con loro c’è Giuda, il traditore. Attende che vengano: non può far altro che portare a compimento la volontà del Padre)
- Giuda però non dorme, veglia per farlo arrestare. Ha pattuito con i sommi sacerdoti il prezzo del suo maestro: trenta sicli d’argento, quando valeva uno schiavo.
Egli “gli si accostò e lo baciò”. Il bacio, espressione di amore e di intimità, è usato come merce di tradimento per Colui che gli aveva davvero voluto bene, che lo aveva scelto. “Tutti, abbandonandolo, fuggirono. Un giovinetto (è Marco?) fugge nudo dopo che gli hanno sfilato di dosso il lenzuolo che, come tunica, lo copriva.
- Il Sinedrio, la somma Assemblea ebraica, riunitosi in forma straordinaria, decide la morte di Gesù, anche se poi l’esecuzione pratica, dopo condanna, spetta all’autorità romana. Egli è reo di morte perché “ha bestemmiato”. Molti testimoni, manipolati dai sommi sacerdoti, depongono il falso contro di Lui; nonostante che si contraddicano tra di loro, sono ritenuti veritieri.
- in attesa del processo, cioè quando consapevolmente, Pietro si rende conto che, in una stanza vicina alla sua, Gesù stava per essere condannato, lui lo rinnega crollando e spergiurando davanti all’accusa di una donna. Però, a differenza di Giuda, che perde fiducia in Gesù, lui piange amaramente, perché si pente.
- come appena detto, chi faceva eseguire la condanna a morte era il governatore dei romani, perché o giudei non ne avevano il potere. E così Gesù viene portato davanti a Pilato, per convalidare la sentenza dei capi dei sacerdoti. La moglie aveva mandato a dire a Pilato di non immischiarsi nelle decisioni verso Gesù. Perché in un sogno s’era rivelato un Giusto. Pilato tenta un escamotage. C’è Barabba, che è ladro ed omicida: può essere lui condannato a morte, mentre Gesù, che è giusto, può essere liberato. Macché! La folla vuole libero Barabba e a morte Gesù.
(Riflessione: succede molto spesso così nella vita!) E così Gesù viene condannato alla crocifissione.
- Gesù viene flagellato (in che cosa consisteva la flagellazione). Poi inizia lo scempio contro di Lui: schiaffi, colpi di canna in testa, mantello scarlatto, che si metteva addosso ai pazzi, corona di spine, sputi, derisioni, false genuflessioni di finte “adorazioni”, scherni…
(cfr. il Gesù deriso di Beato Angelico: chiesa di S. Marco a Firenze).
È notevole il comportamento della folla che grida: crocifiggilo!
(Riflessione: contempliamo Gesù deriso).
- Gesù viene denudato, crocifisso, colpito con una lancia, schernito anche in croce. Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, dopo averlo schiodato dalla croce, lo depongono in grembo a Maria.
Ma prima era accaduto l’imprevedibile: mentre i discepoli, sbandati s’erano sparpagliati qua e là “per paura dei giudei”, i due nuovi discepoli, ormai palesemente, lo mettono nella tomba nuova scavata nella roccia.
Abbiamo volutamente lasciato a parte l’esclamazione, già riferita sopra, del centurione che in estrema sintesi esclama: “veramente costui è Figlio di Dio”
(Mc 15,39).
(Riflessione: poniamoci in contemplazione davanti al crocifisso, pensiamo a ciò che ha subito, ringraziandolo per l’amore mostrato verso ciascuno di noi, consapevoli che
“Amor con amor si paga” (Petrarca)
N.B. Forse può essere utile portare con sé il Vangelo: ne leggeremo i passi più significativi e potremo anche confrontarci per ricavarne maggiore amore verso di Lui. Grazie!