Domenica delle Palme o di Passione
LA PASSIONE: CONDIVIDERE IL DOLORE DI CRISTO
Un caloroso invito che dobbiamo rivolgerci vicendevolmente: mettersi davanti a questi due capitoli di Matto con spirito di accoglienza totale della Parola di Dio e degli episodi che vi sono connessi. Sono di forte drammaticità, ma anche di notevole importanza per la storia della salvezza e per la nostra stessa vita spirituale. Per quanto si possa sintetizzare, è tutto così poco di fronte a ciò che accade e al tumulto di sentimenti che ci sconvolgono interiormente.
Gesù è il “consegnato” (dal Padre, si consegna Lui stesso, accade tramite Giuda che lo consegna ai sommi sacerdoti “per trenta monete d’argento”). Quel denaro che aveva preso gli è stato di peso, poi di rimorso, quindi di senso di colpa profonda che lo ha portato ad impiccarsi.
L’episodio di Giuda non è una parentesi in questo contesto in cui Gesù viene a subire dolori e morte, ma è importante ed esemplare per comprendere appieno cosa succede quando viene calpestato l’Amore e gli interessi personali ed egoistici accantonano le realtà più belle della vita: la fedeltà, l’amicizia, il mantenere la parola data, il fare memoria di quanto gratuitamente abbiamo ricevuto.
L’episodio per noi stessi non è di poco conto: scelti e amati da Gesù, possiamo lentamente scivolare nella dimenticanza dei suoi doni e calpestare essi e la Persona che ce li ha donati con tanto affetto.
Forse un po’ di quel Giuda c’è dentro di noi, in qualche angolo oscuro del nostro cuore: c’è bisogno di snidarlo e allontanarlo da noi per non segnare le vestigia di Giuda, che non è il solo colpevole anche se ne è l’esemplare: le colpe che vorremmo gettare addosso a lui, gettiamole a noi per quel tanto che gli rassomigliamo.
La sintesi del racconto, può essere espressa in questo ordine:
- La cena pasquale:
- Il Getsemani;
- L’arresto;
- Il duplice processo (giudaico e romano);
- La crocifissione e morte;
La globalità di questi avvenimenti non ci deve distogliere dalla condivisione di dolori, sofferenza, ringraziamento, assimilazione esistenziale, condivisione, accoglienza nella nostra vita.
1. La cena pasquale
Parola
20Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. 21Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». 22Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». 23Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. 24Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». 25Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». 26Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». 27Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, 28perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. 29Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio».
Commento
Ci riguarda personalmente, direttamente, esistenzialmente, tutto il nostro itinerario seminaristico, si orienta per rinnovare il mistero della morte e della resurrezione di Gesù. Però oltre al ringraziamento e alla contemplazione dell’avvenimento, è doveroso da parte nostra, vivere degnamente la grandezza dell’eredità che Lui ci ha lasciato; e per essere all’altezza della missione dobbiamo da subito purificare tutta la nostra vita da ogni peccato. In quel pane c’è il suo Corpo, in quel calice di vino c’è il suo Sangue. E siamo noi quelli che ne facciamo memoria per trasmetterlo alle generazioni future. Non è male ricordare che Gesù già in vita è stato un Pane mangiato, così lo è in ogni Santa Messa, così deve essere ogni suo sacerdote: un uomo mangiato.
Per ora, prima di diventare sacerdoti, ricordiamoci che in quell’Eucarestia c’è anche la memoria della Prima Comunione: riviviamone i sentimenti, i valori, i propositi che poi ci hanno fatto diventare grandi agli occhi di Dio. Anche per noi vale quell’intima esclamazione del cuore di Gesù appena soffiata con la bocca: “Se tu conoscessi il dono di Dio!”. Per maggiore precisazione, ricordiamo che nel “memoriale” di Matteo, si evidenziano due aspetti importanti:
- siamo avvolti nell’atmosfera pasquale di questo pasto: esso è sangue dell’alleanza;
- ma anche la sua portata sacrificale (è sangue offerto per molti).
Una doverosa precisazione riguardo al testo greco che dice: «touto estin to soma mou», come pure riguardo al sangue: «touto gar estin to aima mou..». «Estin» in italiano vuol dire “è”, non “significa” come si traduceva nella Bibbia dei Testimoni di Geova, per indicare non la realtà del cibo, ma la sua simbologia.
2. Il Gestemani
Parola
36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». 37E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. 38E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». 39Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». 40Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? 41Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 42Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». 43Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. 44Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. 45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. 46Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». Gesù viene arrestato 47Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. 48Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». 49Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. 50E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.
Commento
Gesù, come ognuno di noi nei momenti di tristezza e pianto, è terribilmente solo. Soffre tristezza e angoscia, comincia ad avere paura, desidera una vicinanza degli apostoli attraverso la loro preghiera; ma questi cadono addormentati. Nemmeno Pietro riesce a restare desto, a pregare per non entrare in tentazione. La debolezza della carne prevale sulla forza dello spirito. Si rivolge al Padre, perché lo liberi da ogni angoscia, ma è pronto a fare la sua volontà; dice «Padre mio, se è possibile passi da me questo calice. Però, non come voglio io, ma come vuoi tu».
È per Lui, l’ora delle tenebre; per questo la preghiera al Padre potrebbe essere l’unica ancora di salvezza. Ma si sente schiacciato, e abbandonato, il Padre stesso non risponde. Ormai è l’ora di essere consegnato nelle mani dei peccatori, e Giuda si avvicina per tradirlo (con un bacio per di più!).
Tutto è così assurdo, veloce, strano. Quel bacio, che sarebbe dovuto essere segno di riconoscenza e di affetto, diventa un segno di tradimento! Eppure Lui lo chiama con tenerezza, come sempre nei suoi confronti; e lo chiama con rispetto, con affetto, come sempre: “Amico!”. È un passato di amicizia e di relazioni che viene troncato in un istante, in un gesto che aprirà nel suo cuore una ferita non più rimarginabile; ma anche chi compie quel gesto, Giuda, avrà a sua volta una ferita così profonda che non si potrà più sanare, tanto è vero che opererà una vendetta su di sé, fino a suicidarsi.
3. Processo
Parola
11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». 12E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. 13Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». 14Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. Lo consegnò perchè fosse crocifisso 15A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. 16In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. 17Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». 18Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. 19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». 20Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. 21Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». 22Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». 23Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!». 24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». 25E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». 26Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Presso dei capi dei giudei
Lo calunniano, Lui tace. E quando emette la sua voce, lo fa mantenendo tutta intera la sua dignità, anzi esprime la sua vera identità e la sua missione: «D’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio!». Di che cosa deve aver paura? Di chi? Se Dio, il Padre, è con Lui, chi sarà contro di lui? Lo accusano di bestemmia e per questo lo ritengono “reo di morte”. Il Signore della vita è reo di morte!
«Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano dicendo: “Indovina Cristo! Chi è che ti ha percosso?».
Ho davanti agli occhi l’immagine, dipinta del Beato Angelico di Gesù, seduto in trono, con gli occhi bendati, che riceve percosse, sputi, derisioni. Gli hanno perfino messo in mano una canna, che sostituisce lo scettro regale, per umiliarlo ulteriormente. Ci sarà stata almeno qualche persona amica che allora abbia avuto compassione di Lui? Ed oggi, almeno noi, riusciamo ad ave pietà e a condividere queste sofferenze, orientate a salvare l’umanità immersa nel peccato? O siamo anche noi tra quegli ipocriti che con i piedi si inginocchiavano, con una canna tenuta in mano lo percuotevano e sarcasticamente gli sputavano addosso?
Presso i Romani: il governatore Ponzio Pilato
Siccome, secondo quanto riferisce Luca in 23,1-2, il Sinedrio aveva accusato Gesù di proclamarsi re, bisognava confrontarsi con l’autorità romana, allora rappresentata dal governatore Ponzio Pilato.
Per questo, immediatamente gli fa la domanda cruciale a bruciapelo, senza preamboli: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù risponde: «Tu lo dici!», cioè lo dici tu stesso, è così, cioè non nega ma afferma e non ha paura di affermarlo. Pilato vorrebbe salvare Gesù, ma deve trovare qualche appiglio che giustifichi questo gesto. E trova un escamotage: c’è Barabba, ladro e assassino che potrebbe essere condannato e non Gesù che ritiene giusto. Perfino sua moglie, da un suo sogno, pensava che Gesù fosse tale.
Ma la gente, aizzata dai sommi sacerdoti, è inesorabile. Vuole la morte di Gesù, il giusto, e la liberazione di Barabba, delinquente e assassino. Non ci sono ragioni, ma la folla vuole così! E Pilato fa quel famoso gesto di lavarsi le mani e disinteressarsi della sorte di quel Gesù, come dice lui stesso “chiamato il Cristo”. È condannato a morte!
4. La crocifissione e morte
Parola
33Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», 34gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. 35Dopo averlo crocifisso, si divisero lesuevesti, tirandole a sorte. 36Poi, seduti, gli facevano la guardia. 37Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». 38Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. 39Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo 40e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». 41Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: 42«Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. 43Ha confidato in Dio;lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: «Sono Figlio di Dio»!». 44Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo. 45A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». 48E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. 49Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». 50Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito. 51Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, 52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. 53Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. 54Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».
Commento
Possiamo rivivere, come una nuova Via Crucis, tutto il viaggio al Calvario, gli avversi schieramenti della folla: chi lo accusava, chi avrebbe partecipato alla sua sofferenza. Tra loro ci siamo anche noi, che nei fatti quotidiani scegliamo da che parte stiamo.
C’è Simone, la Veronica, ci sono le pie donne, c’è sua Madre Maria, c’è Lui, che cade e si rialza, viene offeso nel corpo e nello spirito dai soldati, dai vari accusatori, soprattutto dagli scribi e dagli anziani.
Lo scherniscono, gli sputano addosso, sono contenti quando lo vedono cadere più volte per terra. Lo provocano: «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni salva te stesso», «se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce» … «è il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo… Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio!”».
Lo denudano. Gli conficcano i chiodi sulla sua carne. Lo umiliano, lo oltraggiano, gli fanno bere aceto e fiele: c’è un’umanità che bestemmia, ma c’è un’umanità nuova (presente nel centurione) che dice: «Davvero costui era Figlio di Dio!».
E anche noi, dal profondo del cuore, vorremmo essere tra questi!
Perfino la natura umana, nelle tenebre e nei terremoti, partecipa all’evento supremo della sua morte. Di più i corpi dei santi, aperti i sepolcri, risuscitarono e si presentarono tra la gente: ormai il Regno di Dio era davvero in mezzo a loro!