III Domenica di Quaresima – Anno A
Meditazione di Don Franco Proietto sulle letture della domenica
IN ASCOLTO DELLA PAROLA
Dal Vangelo secondo Giovanni (4,5-42) In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: “Dammi da bere”. 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: “Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. 11Gli dice la donna: “Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?”. 13Gesù le risponde: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”. 15″Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”. 16Le dice: “Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui”. 17Gli risponde la donna: “Io non ho marito”. Le dice Gesù: “Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”. 19Gli replica la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. 21Gesù le dice: “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità”. 25Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa”. 26Le dice Gesù: “Sono io, che parlo con te”. 27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: “Che cosa cerchi?”, o: “Di che cosa parli con lei?”. 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29″Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?”. 30Uscirono dalla città e andavano da lui. 31Intanto i discepoli lo pregavano: “Rabbì, mangia”. 32Ma egli rispose loro: “Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete”. 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: “Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?”. 34Gesù disse loro: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica”. 39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”. 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: “Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”.
Dividiamo la condivisione di questo bellissimo brano evangelico in due parti:
1. la ricchezza del significato dell’acqua;
2. il contenuto evangelico in alcune parti significative.
1. La ricchezza del significato dell’acqua L’acqua è vita.
Piante, animali, uomini… nessuno può vivere senza l’acqua. Dove non c’è acqua c’è aridità, deserto, sabbia, in fondo morte. Tutte le antiche città sono sorte lungo i fiumi. L’acqua travolge, distrugge, purifica. Cancella tutto, spegne perfino il fuoco. Poi fa nuove tutte le cose: ricrea. L’acqua ci lava la sporcizia che portiamo addosso. L’uomo vecchio non c’è più, nasce l’uomo nuovo. L’acqua disseta. La sete di significato, di amore, di verità, di libertà, di giustizia, di amicizia, di comunione, di pace, di valori, di felicità, di Dio. Nel pozzo si incontrano due persone che vanno verso l’acqua: una ha sete dell’acqua naturale, un’altra della vita spirituale; una viene dal paese, un’altra dal deserto; l’anima della donna è come la cisterna screpolata che disperde le acque, quella dell’altra, per l’esattezza di Gesù, è l’acqua zampillante che disseta perché da una vita eterna. È sconcertante: colui che è acqua viva, chiede da bere a chi ha bisogno di dissetarsi in qualche modo, ma che sembra l’unica che possa attingere dal pozzo, anche se non è così. Detto questo, possiamo scegliere da questo abbondante e profumato cesto di fiori, qualcuno che dia alla nostra vita un ornamento spirituale profondo: sarebbe davvero un peccato se noi non facessimo tesoro di questo bellissimo episodio.
2. Il contenuto evangelico in alcune parti significative
C’è intanto una pedagogia del dialogo da parte di Gesù che è ammirevole. Ci sono mille modi per contattare una persona, nel nostro caso una donna e per di più samaritana. Le usanze, i costumi, una tradizione basata su regole sociali rigide, non permetterebbero neppure di rivolgere una parola ad una donna. Non è un fatto strano. I. Silone in un suo libro dice che nel suo Abruzzo, quando si diceva che i due, un uomo e una donna si parlavano, voleva dire che erano già “impegnati” per il matrimonio. Credo che anche gli Apostoli, quando ritornano e si meravigliano che stesse parlando con una donna, abbiano pensato la stessa cosa. Gesù sapeva dove doveva andare a finire e apre il discorso chiedendo: trova che sia la modalità migliore per mettere l’interlocutore in uno stato di riconoscenza. La samaritana si sente moralmente in obbligo verso Colui che le chiede «Dammi da bere!»; è quasi una supplica quella del personaggio che sta seduto stanco ai piedi del pozzo, a mezzogiorno. E qui viene tutta intera la personalità di questa donna, quasi a dire: “Come ti permetti? Tu sei un uomo, un giudeo e io una donna, per di più samaritana? Chi ti dà tanta confidenza?” Se uno risponde, già accetta il dialogo, già entra nel circolo di una comunicazione che, per quanto sia negativa, ha di positivo almeno questo: l’aggancio con l’altro.
Dopo che Gesù s’è messo a chiedere, riesce ad ottenere una cosa importante: l’altra si pone in relazione, almeno verbale, con Lui; e non è poco. Gesù, in qualche modo, vale per lei! Questa è la forma, ma qual è il contenuto del discorso di Gesù? «Se tu conoscessi il dono di Dio» Questa è la ricchezza dell’acqua: il dono di Dio. Gesù opera un salto di qualità: dall’acqua naturale a quella soprannaturale. È Dio l’acqua viva. È Lui, Gesù, il dissetamento dall’arsura, l’appagamento della sete umana in tutte le sue varietà, soprattutto nelle espressioni di significato e di religione. Gli equivoci che si intrecciano sul significato dell’acqua vengono chiarificati dalla precisazione che Lui è l’acqua viva, zampillante, pulita, dissetante: il simbolo diventa realtà nella Persona. Quando si va a bere alla sorgente, che è Lui, non si avrà più sete in eterno. S. Agostino, nell’Omelia 15 proprio relativa a questo testo, dice: “Chiede da bere, e promette da bere. È bisognoso come uno che aspetta di ricevere, ed è nell’abbondanza come uno che è in grado di saziare. Gesù – continua Agostino – può dire questo perché davvero Lui è l’acqua sorgiva, zampillante della fonte, le altre acque, compresa quella della samaritana, sono piovane, come quelle che si raccolgono nei fossi”. E come fa Gesù ad attingere l’acqua se non ha i mezzi? La samaritana ha una brocca con cui attingere; Gesù ne è sprovvisto. E poi «il pozzo è profondo». Non è solo la semplice curiosità della donna a voler sapere come Gesù facesse ad attingere, ma c’è velata fiducia verso di Lui; non è scettica, anzi velatamente crede nelle sue possibilità. Chi è costui che può dare acqua senza avere i recipienti? Crede forse di essere superiore del «nostro padre Giacobbe?» Sì, perché l’acqua misteriosa di cui si parla è superiore a quella che si attinge al pozzo. Le fatiche, la stanchezza, il cammino durante il caldo estivo, hanno bisogno di acqua, ma quanto più ha bisogno di quell’acqua di vita eterna il cammino dell’esistenza umana fatta di dubbi, incertezze, ferite spirituali e affanni quotidiani che comportano il vivere e il morire? La samaritana capisce che quel personaggio ha il potere di dare quell’acqua e gliela chiede: «Signore, dammi quest’acqua». Perché anche se estinta per un momento, poi la sete ritorna ancora: oggi, domani e l’altro giorno ancora, avremo sete. Ma se qualcuno mi dà un’acqua che estingue la sete, io ho fiducia in questa persona. Gesù non è davvero Colui che aveva detto: «Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò ristoro»? E poi Gesù apre un altro versante, un punto debole per la donna: «Va a chiamare tuo marito». Ma quale marito?! Ne ha avuti cinque, e quello che vive con lei ora non è suo marito. E quando Gesù svela il segreto che quello con cui vive non è suo marito, viene riconosciuto come profeta.
Notiamo la gradualità ascendente del discorso di Gesù e del rapporto con lui da parte della samaritana: diffidenza, colloquio un po’ scontroso, dubbio, meraviglia, richiesta fiduciosa, affermazione sicura: «Tu sei un profeta!». E questo porta a una revisione di vita nel cuore della donna. La salvezza non viene dall’avere un altro uomo, ma dall’avere incontrato il Messia. Se Lui è il Messia, io vado a dirlo a tutti. Lasciò la brocca – quella che era uno strumento essenziale per portare a casa l’acqua -, perché ora diventa secondaria, anzi – la abbandona lì per terra – è quasi superflua. Se Gesù è tutto, il resto non vale più. Quel Dio che deve essere adorato in spirito e verità è il Dio vero. Ed io vado nel villaggio a riferirlo a tutti. Lui mi ha detto tutto ciò che ho fatto in vita e lo seguirò: andrò tra la mia gente a parlare di Lui perché non ne posso fare a meno. Sempre S. Agostino dice riguardo a questo passo: “Dopo aver accolto nel cuore Cristo Signore, che altro avrebbe potuto fare se non abbandonare l’anfora e correre ad annunziare la buona novella? La donna dunque getto via l’idria che ormai non serviva più, anzi era diventata un peso: era avida ormai di dissetarsi solo di quell’acqua. Liberatasi del peso ingombrante per annunziare Cristo, corre in città a dire alla gente: venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto!” Ci fermiamo qui. Ce n’è in abbondanza per riflettere. Vi consiglierei di stare davanti al brano evangelico, e con calma, leggerlo 6/7 volte: troverete degli spunti di riflessione che potrete applicare alla vostra vita, oggi e nel domani.