#ANNUNCIO2 – Sinodo: definizione e cenni storici
Che cos’è il sinodo?
La sinodalità è il modo di vivere e operare della Chiesa come Popolo di Dio in cammino nella storia, cioè di esprimere insieme l’elemento di comunione e quello di dinamicità. Sinodalità è il modo con cui la Chiesa vive la propria missione a favore del Regno rimanendo unita nello spazio e nel tempo, cioè cattolica e apostolica, e in altre parole restando fedele a sé stessa pur esistendo tra diverse culture e diversi tempi. Questo stile sinodale si esprime a livello locale nella cooperazione tra i battezzati nella diversità dei carismi e dei ministeri, sotto la guida del Vescovo; mentre a livello universale la sinodalità dice la comunione tra le chiese locali, attraverso la cooperazione ministeriale tra vescovi che è chiamata “collegialità” e che si esercita in comunione gerarchica col Vescovo di Roma.
Come si evolve il sinodo nella storia?
Tra il II e il III sec. la riflessione dei Padri andava a tratteggiare la sinodalità in termini di unità della Chiesa locale: Ignazio d’Antiochia parla dei membri della comunità di Efeso come “compagni di viaggio” in virtù del battesimo e dell’amicizia con Cristo, e contempla l’ordine che compagina la Chiesa, stretta intorno al Vescovo nella celebrazione eucaristica, che ha per fine la lode di Dio; Cipriano di Cartagine spiega che nulla può esser fatto senza vescovo, senza il consiglio dei presbiteri e dei diaconi e senza il consenso del Popolo di Dio. Uno strumento che aiuta la chiesa locale a camminare restando unita è il sinodo.
Dal IV sec. il cristianesimo viene riconosciuto come una religione “lecita” nell’Impero Romano: può finalmente esprimersi la comunione tra le chiese locali, che sono ormai comunità consolidate. Sorgono così delle collaborazioni tra chiese di una stessa zona (“provincia”), e si individuano alcune sedi che hanno il compito di mantenere l’unità a livello locale (metropolie) e universale (Roma e i grandi patriarcati). I Vescovi non fanno nulla senza il consenso degli altri Vescovi. Ancora una volta lo strumento che aiuta il cammino nell’unità è il sinodo, che ora riunisce più chiese locali: sono i sinodi provinciali. Le chiese locali si scambiano poi i risultati delle assemblee sinodali con le altre chiese, esprimendo così la coscienza di far parte di un’unica chiesa universale. Dal 325 con il Concilio di Nicea la Chiesa inizia a radunarsi in sinodi che riguardano la vita di tutti i cristiani, cioè, con una parola greca, “ecumenici”. Le indicazioni di questi concili universali ricevono il riconoscimento della sede romana, che ha il ministero dell’unità di tutte le chiese, e le decisioni solenni che vengono prese in queste assemblee vincolano per sempre la fede di tutta la Chiesa: sono dichiarazioni dogmatiche, pietre miliari per il cammino ecclesiale che così è garantito del legame con gli Apostoli.
A cura di Paolo Franchi,
Seminarista del VI anno e Baccelliere in Sacra Teologia
Per l’approfondimento si consiglia la lettura del documento sulla sinodalità della C.T.I.