#LITURGIA1 – Seminaristi e Liturgia
Come un seminarista vive la liturgia?
+ Perché scegliere di vivere la liturgia?
La liturgia è quello spazio che ci permette di vivere l’incontro con Gesù. È quel luogo dove, come amici, possiamo ascoltarlo, parlargli, incontrarlo, riceverlo ed affidarci a Lui. È possibilità di incontro vivo e vero, non è un’illusione o un modo di dire. Nella liturgia partecipiamo a quel banchetto che Gesù ha preparato per noi e a cui desidera vederci seduti con Lui. È questo stare con Lui ciò che dà pienezza alla nostra vita, è l’incontro vivo con Gesù che ricerchiamo quando cerchiamo il senso della nostra esistenza. «Non ci basta il vago ricordo dell’Ultima Cena abbiamo bisogno di essere presenti, di poter ascoltare la sua voce, mangiare il Suo Corpo e bere il Suo Sangue: abbiamo bisogno di Lui».
Questo incontro è totalmente gratuito: Gesù lo ha preparato per noi e ce lo dona, senza richiedere nulla in cambio. Non siamo noi che ce lo siamo meritato o che dobbiamo guadagnarcelo in qualche modo, ma ci è già donato per grazia. Ogni giorno Cristo ci regala la possibilità di essere seduti con Lui in quell’Ultima Cena, così come siamo, senza alcuna finzione o alcun merito.
+ Come il seminarista vive la liturgia?
La liturgia ci permette di incontrare Cristo nel momento in cui ci lasciamo avvolgere dal mistero che celebriamo. Possiamo vivere questo incontro solo se riusciamo ad entrare con tutto noi stessi in ciò che sta accadendo, partecipando con tutta la mente, il cuore e le forze fino ad unirsi all’offerta che Gesù compie sulla croce. Infatti è Gesù che per primo si offre a noi nel sacrificio della sua vita, sacrificio che si riattualizza in ogni celebrazione eucaristica. Si fa pane spezzato per venire a vivere in noi, perché possiamo essere una sola cosa. Durante la celebrazione ci chiede di unirci a Lui nel Suo sacrificio, portando su quell’altare la nostra vita, le nostre gioie e speranze, desideri e attese, difficoltà e delusioni. È solo offrendo tutta la nostra vita, spogliandoci di tutto il nostro tempo, che possiamo unirci alla Sua offerta sulla croce per vivere quell’incontro che trasforma la nostra vita.
Allora durante la liturgia con le parole, con i gesti, con il mettermi in ginocchio, posso unirmi alla preghiera di un’intera comunità che vuole offrire la propria vita per diventare una sola cosa in Gesù. Ma soprattutto posso offrire la mia vita nel silenzio. Il silenzio è il culmine della liturgia, è quel momento di grazia in cui permetto a Dio di agire e di trasformare la mia vita. È nel silenzio che riconosco l’opera di Dio in me e percepisco la sua presenza, qui, ora, nella mia vita. Solo sentendo questa sua presenza posso abbandonarmi allo stupore, all’essere felicemente sorpreso dell’amore che mi dona anche se non ne ho alcun merito, alla grande gioia di un incontro con quel Dio che ha tanto desiderato celebrare la sua Pasqua con me. Da questo stupore allora sorge spontanea ed irrefrenabile la preghiera, che sia di lode, di affidamento o un semplice “Grazie”! Una volta percepito ciò che Gesù sta operando in me non posso fare a meno di ascoltarlo, di parlargli e di offrirgli tutta la mia vita.
+Come il seminarista si prepara a presiedere la liturgia?
Il seminarista si prepara a vivere la liturgia sapendo che un giorno sarà chiamato ad essere mediatore di questo incontro con Gesù. Il Signore gli chiederà di essere strumento, mediatore del suo amore, perché la Sua presenza possa raggiungere ogni uomo. Durante la celebrazione eucaristica il sacerdote offre Cristo al Padre, e allo stesso tempo offre tutto se stesso in Cristo. In quel momento il sacerdote stesso si fa offerta, prende su di sé l’umiltà del Servo sofferente e il desiderio di farsi pane spezzato per Cristo e per il popolo che ha davanti. Il seminarista desidera prepararsi a tutto questo cercando di vivere la stessa spiritualità eucaristica: Gesù «prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro». Il seminarista si prepara ricordandosi di essere preso da Dio, di essere amato e scelto e di essere quindi chiamato ad amare con lo stesso amore. Si riconosce benedetto da Dio con doni e talenti e impara a vedere il bene che il Signore opera nei fratelli, benedicendoli per la loro preziosità. Si riconosce spezzato nella sua fragilità, ma sa che con l’aiuto di Dio è chiamato a farsi dono per quei fratelli che sono spezzati dal dolore e dalle difficoltà. Il seminarista si prepara accogliendo Dio che si dona, e impegnandosi ogni giorno per darsi alle persone che gli sono affidate, arrivando fino al dono della vita.