Cristiada
di Simone Iuliano, seminarista del II filosofia
“Un film storico in grado di mostrare come le persone normali si trasformino quando sono mosse dalla ferma convinzione di lottare per la libertà nell’ attesa che siano la speranza e la fede a trionfare”.
In sintesi, è ciò che si può dire di Cristiada, il cui intento è raccontare sul grande schermo una pagina drammatica dalla storia dell’America Latina. Attese e speranze di un popolo che ha saputo lottare per il proprio credo. Il film presenta il rumoroso martirio di un popolo che ha segnato una pagina di storia rimasta troppo tempo celata al mondo, ma ancora viva, nel XXI secolo, nella memoria della fede messicana. La guerra civile Cristera, che, combattuta in una prima fase per soli tre anni, ha lasciato un devastante numero di morti (circa novantamila da entrambi le parti) e della quale il produttore del lungometraggio Pablo Barroso osserva: “È un pezzo di storia rimasto troppo a lungo nascosto. Ciò che mi ha colpito è che si tratta di una storia vera, una storia di persone reali che hanno reagito non solo per la libertà di culto e la libertà di riunirsi, ma per la libertà di essere; sono rimasto affascinato anche dal modo in cui tale rivolta ha cambiato un intero continente. È una storia estremamente toccante ed è difficile credere che sia accaduta meno di cento anni fa, senza che oggi quasi nessuno ne sia a conoscenza”. Nel film è Andy Garcia a vestire i panni del generale Gorostieta, il quale, ormai in pensione e proprietario di una fabbrica di saponi che non lo appassiona, assiste allo sprofondare della nazione nel sanguinoso conflitto di cui sopra; fino a quando, viene indotto dalla persecuzione ideologica contro i suoi stessi cittadini ad abbracciare la causa dei Cristeros per diventare il loro leader militare e trasformare una banda di ribelli in una forza organizzata portatrice di speranza e capace, passando per il martirio del beato José Sanchez Del Rio, interpretato Mauricio Kuri, di realizzare la speranza e l’ attesa più grande.