Passengers
Condannare a morte una persona regalandole la vita più bella che possa mai desiderare è omicidio?
A bordo della nave stellare Avalon si sta compiendo la più grande migrazione di massa dalla Terra verso una colonia tutta da costruire ed abitare, su un nuovo pianeta, Homestead II. Cinquemila persone viaggiano addormentate in capsule all’avanguardia. Durante lo scontro con un meteorite, però, la nave riporta un incidente imprevisto e una capsula si sblocca. Jim si sveglia, così, con novanta anni di anticipo sulla data prevista. Poi è la volta di Aurora. Soli, senza alcuna possibilità di tornare indietro, i due sono condannati a finire la loro vita sull’Avalon. Ma la nave va in avaria e a rischiare la vita ora sono molti di più.
Film da vedere con leggerezza, per rilassarsi, passare una serata in tranquillità e andare a letto con il sorriso sulle labbra. Sì, perché quello che conta è che “Passengers” racconti la storia di un futuristico Robinson Crusoe che, pur di non fare la fine di Tom Hanks in Cast Away e mettersi a parlare con un pallone (in questo caso, da basket), e non accontentandosi del Venerdì androide che ha a disposizione sull’astronave sulla quale si è risvegliato con 90 anni di anticipo, [spoiler alert] si sceglie con cura una bella, anzi bellissima Jennifer Lawrence, addormentata da risvegliare e condannare al suo stesso destino: quello di trascorrere il resto della vita su una nave da crociera spaziale, soli. Ma soli soli. Il personaggio di Chris Pratt, nonostante sia un meccanico (ruolo eccellente – ma neppure lui riesce ad aggiustare la nave), proprio simpatico non appare, soprattutto per via dell’azione morale che compie. Ma del resto si riesce anche a capire, chi di noi non l’avrebbe fatto? E, soprattutto, con lui non c’è nessuno a consigliarlo, cosa di cui tutti abbiamo bisogno prima di affrontare una scelta del genere.
A portare un cambio di scena sull’Avalon è Aurora interpretata dalla rivoluzionaria, sia davanti ad una telecamera che sul red carpet (vedi Oscar 2013 e 2014) JLaw. Scrittrice newyorkese che si è imbarcata per tentare il colpaccio editoriale (ci ha visto lungo). È bello, in “Passengers”, non parteggiare per nessuno dei due: osservarli come soggetti di un esperimento, con lo stesso sguardo complice ma distaccato del barman robot di Michael Sheen.
Il miglior punto di riflessione è andare a vedere le implicazioni morali e pratiche del gesto di Pratt, il quale a un certo punto verrà scoperto dalla Lawrence che, giustamente, andrà su tutte le furie. Sarebbe stato bello e ancor interessante se il film di Tydlum, a quel punto, avesse imboccato la strada della Guerra dei Roses, come a un certo punto fa quasi sembrare. O se, magari, avesse raccontato di due che, dopo il risveglio, scoprivano di non sopportarsi proprio. Ma la regia non è nostra, perciò godiamoci la sua idea. Alla fine Jim e Aurora si dovranno alleare e mettere da parte i loro contrasti (dovuti ovviamente alla scelta di lui) per risolvere il problema più grande, la nave in avaria. Questa non solo comporterebbe la morte di quasi 5000 persone ma anche la loro perciò si rimboccano le maniche e tentano il salvataggio. Anche una “boccata” d’aria nello spazio li aiuterà nell’impresa.
di Andrea Pezzano
II Filosofia