VEGLIATE E SIATE PRONTI (Mt 24, 37-44)
di Marcello di Camillo, seminarista del VI anno
Questo brano del Vangelo ci propone le immagini della notte e del giorno, perché il Signore ci invita a vegliare, a essere svegli. E chi è che veglia? Veglia, tiene gli occhi aperti, chi attende qualcosa di importante, di decisivo.
Quando aspetto una telefonata importante da una persona che amo e che non ho sentito da lungo tempo, sono in questo atteggiamento: veglio. Metto in ordine la casa, la mia cameretta, leggo, faccio le cose di tutti i giorni, ma non mi immergo completamente in queste attività. Ho sempre l’orecchio teso per sentire lo squillo, per non rischiare di perdere questa chiamata alla quale tengo tanto. So che verrà, ma non so precisamente quando. Lo squillo sarà improvviso, sempre inaspettato eppure atteso. Quando il Signore ci dice che dobbiamo “essere pronti”, vuol dire che dobbiamo tenere le orecchie aperte alla sua Parola e gli occhi vigili rispetto a quello che abbiamo. Così “tenersi pronti” è ricordarsi di tutti i doni che il Signore ci fa, saperli vivere dando la precedenza a tutto ciò che di buono abbiamo, lasciando tutto quello che non ci aiuta a procedere bene. Certo può capitare di sbagliare, ma abbiamo sempre possibilità di recupero. Il Signore fa questo: ci indica la strada, e ci dà perfino la possibilità di sbagliare, perché ci aspetta sempre alla meta. Forse Lui fa addirittura di più: ogni volta viene lui per primo, per ricordarci come raggiungere la retta via. In poche parole Gesù ci sta dando le indicazioni per vivere. Allora prendiamoci il tempo per gustare e prenderci cura della nostra vita, guardiamo a chi abbiamo vicino come un dono prezioso da custodire, curare, accogliere, a cui prestare attenzione. Solo così il nostro cuore sarà allenato e pronto a vivere la parola di Dio.
Il cammino di Quaresima che stiamo vivendo ci prepara a dare senso al tempo, a non farcelo scivolare addosso, a riempirlo della presenza di Cristo e a ripartire da Lui. Quante volte nella nostra vita incontriamo persone che dopo un grosso fallimento, uno sbaglio, una caduta o una delusione, ci dicono che vogliono ripartire da zero. Penso che non ci sia nulla di più sbagliato. Se vogliamo rialzarci e rimetterci in cammino, se vogliamo ridare vigore alla nostra vita e alla nostra fede, questo è il tempo per trovare un po’ di silenzio, e dire al Signore: “Ricomincio da te”. Papa Francesco, al termine dell’omelia della messa di chiusura del Giubileo ha detto: “Quest’Anno della Misericordia ci ha invitato a riscoprire il centro, a ritornare all’essenziale”. Se ci fermiamo un attimo, scopriremo che Gesù non ci chiede qualcosa di troppo complicato, e che forse non è così difficile ricominciare da Lui tenendoci pronti e vegliando. Chiediamo al Signore che ogni volta che sapremo riconoscerlo in tutte le cose belle che abbiamo (pensiamo alla nostra famiglia, agli amici, alle cose belle che possediamo), possiamo imparare sempre di più ad accoglierlo dentro di noi e portarlo a chi non attende più nulla dalla vita.